Con tutto il rispetto: la minoranza di Palazzo dei priori ha scoperto l’acqua calda. E ad occhio non è la prima volta che succede. Se un anno fa (6 marzo 2014) era per ragioni che nessuno ricorda più, stavolta il casus belli va cercato nello spostamento del consiglio comunale, previsto per ieri e invece slittato in zona cesarini forse a martedì prossimo. Da qui, la conclusione: “L’amministrazione Michelini non solo non corre, ma neanche cammina. E’ immobile, non fa nulla e quel poco che fa è grazie a noi”. Lo dicono in coro, in sala d’Ercole, all’ora prevista per il consiglio saltato mica per l’assalto dei tifosi del Feyenoord, ma per “impegni istituzionali del sindaco”, anche se l’impegno (affiancare il presidente della Regione Zingaretti, in visita pastorale in città) era già finito da un pezzo, visto che il Governatore alle 15.30 era già ripartito da un’ora verso la Capitale.
C’era dunque davvero bisogno di spostare il consiglio? No, secondo tutti i capigruppo per una volta uniti, da Fratelli d’Italia al Movimento Cinque Stelle fino al gruppo misto, con Goffredo Taborri (Ncd), che in disparte fa da auditore e compie un altro passo verso l’altra sponda dell’Urcionio. “Un metodo irrituale e discutibile – attacca il capogruppo di Forza Italia Claudio Maria Ubertini -, siamo stati contattati all’ultimo momento, alcuni di noi anche con telefonate della segreteria del sindaco. Quando oggi avevamo concordato tutti che si sarebbe dovuto votare il nuovo presidente del consiglio e poi discutere di sanità. Se la maggioranza ha difficoltà ad eleggere il presidente pur avendo a disposizione 23 voti, contro i 10 nostri, ci domandiamo come faccia ad amministrare la città…”. Semplice: non amministra, o lo fa con il passo del bradipo. “E infatti è tutto fermo – dice Luigi Maria Buzzi, di Fratelli d’Italia – Sul regolamento del verde pubblico ne abbiamo viste di tutti i colori, idem per il regolamento culturale, il discorso dei centri anziani e compagnia bella. Tant’è che si torna a parlare sempre delle stesse cose, del mercato a Valle Faul, delle piazze da liberare dalle auto, il solito ritornello”.
Gianluca De Dominicis, il tassello grillino che mancava per compattare tutte le forze contrarie a Michelini (mai c’era stata un’opposizione così condivisa), va al soldo: “Ora bisogna capire se la maggioranza ha i numeri”. I numeri sulla carta ce li avrebbe pure: “Ma se non decide niente è meglio che vada a casa – invita Santucci (FondAzione) – Così risparmiamo 500mila euro, che è quello che costa la macchina amministrativa ai viterbesi”. Frontini (Viterbo2020) e Galati (Misto), si rubano la sobrissima metafora: “Di Schettino è già bastato uno”.
Morale della favola: “D’ora in poi cambieremo atteggiamento, non collaboreremo più, a partire dalla scelta del nuovo presidente del consiglio”, che poi è la stessa cosa che i nostri dissero un anno fa. Da allora però di risultati l’opposizione ne ha ottenuti pochini, perché nell’emergenza la maggioranza ha trovato sempre i voti per cavarsela. E con un paio di rimpasti (e un terzo in arrivo) Michelini ha saputo dispensare le giuste ricompense e poi si è ricominciato da capo. “In effetti diventa anche difficile fare opposizione al nulla”, ammette Santucci.
Oggi, intanto, nella conferenza dei capigruppo bisognerà fissare il nuovo consiglio: forse martedì, ma non è detto che sia di pomeriggio. E sempre al netto di nuovi, improvvisi, “impegni istituzionali”, hai visto mai che Zingaretti si sia dimenticato qualcosa in città e debba tornare a prenderla.