Il mondo agricolo ne ha le tasche piene. E non di semi da lanciare, sarebbe un lusso. Bensì di leggi, capitolati, manovrette e burocrazie varie, che stanno mettendo alla canna del gas tutto il comparto.
Così questo martedì si è deciso di scendere in piazza, come ai bei tempi. A Viterbo, ore 10 di mattina, e per un presidio pacifico che stimoli i signori della Prefettura. Il tutto parte da Agrinsieme, e mira contro un “balzello che colpisce al cuore l’economia della Tuscia”. Ovverosia l’Imu, agricola chiaramente.
Su sessanta comuni, nel viterbese, solo otto ne sono esenti. “Non solo è un’inutile balzello di cui nessuno sentiva la necessità – spiega Agrinsieme – ma rappresenta soprattutto un vero e proprio pugno nello stomaco all’intero settore. Tenuto conto che lo stesso deve già sopportare la riduzione del 23% dei consumi medi di gasolio, una rivalutazione degli estimi catastali, e la mancata deduzione del costo del lavoro a tempo determinato dalla base imponibile Irap”.
Calcolatrice alla mano, il giochetto si aggira sui 767milioni di euro. “Se ciò non bastasse – proseguono i vertici – a caduta si registrerà anche un aumento degli affitti delle terre, col rischio di avviare un percorso di abbandono delle coltivazioni. Il tutto in un momento in cui l’agricoltura viterbese è l’unica ad avere un saldo positivo tra aziende iscritte e aziende cessate”.
E ancora. Stavolta è Coldiretti a prendere parola, di rientro da Roma. “Abbiamo partecipato alla più grande operazione di mungitura pubblica mai realizzata – parla il presidente locale Mauro Pacifici – in occasione della quale è stato anche presentato il dossier “L’attacco alle stalle italiane”. Per mezzo del quale chiediamo luce, insieme a Codacons, sull’attività della multinazionale francese Lactalis”.
Sul latte la faccenda è assai complessa. “Il prezzo fresco moltiplica più di quattro volte dalla stalla allo scaffale – ora parla il direttore, Ermanno Mazzetti – con un ricarico del 328 per cento. Un innalzamento avvenuto per il taglio del 20 per cento nel compenso riconosciuto agli allevatori, mentre il prezzo al consumo tende ad aumentare”.
Non solo. “Altro punto importante è quello dell’etichetta – sempre lui – 24 milioni di litri passano ogni giorno le frontiere per essere imbustati o trasformati all’insaputa di tutti. Tre cartoni a lunga conservazione su quattro contengono roba straniera. Ciò rappresenta un grave danno sia per i cittadini che per gli allevatori”.