L’argomento è ancora fresco, la guerra dell’amatriciana è scoppiata. E io, occupandomi di cucina (così mi dicono dalla regia), non potevo non parlarne. Ma cosa diavolo è successo? Semmai qualcuno si fosse perso qualche puntata, quel gran gnocco di Carlo Cracco (50 anni il prossimo 8 ottobre, che Dio lo benedica) ha toppato sulla ricetta di uno dei piatti italiani più conosciuti al mondo. Ospite di un programma, che non stiamo qui a nominare per rispetto dei lettori, lo chef stellato ha dichiarato spavaldo: ”Il segreto per una buona amatriciana è uno spicchio di aglio in camicia”. Ma manco per il ciufolo sor Cracco, perché la pianta antivampiro nell’amatriciana proprio non ci va. E a ribadire il concetto – dopo che mezza Italia lo aveva già cazziato sui vari social – ci ha pensato anche il sindaco di Amatrice, nonché ex allenatore della Viterbese, Sergio Pirozzi: ”A Cracco, ma che stai a dì’ – avrebbe detto er primo cittadino – l’aglio n’aaaamatriciana te lo magni te”. Grazie sindaco per avermi illuminata. Lo ammetto, io l’aglio in questo meraviglioso piatto l’ho sempre messo. Me ne pento e me ne dolgo. L’Amatriciana gate è poi proseguito con un’altra dichiarazione dello chef plurimegastellato: ”Lo sanno tutti che l’aglio nell’amatriciana non ci va. Stavo solo scherzando”, ha detto Carlo – paraculo – Cracco, sfoderando tutta la sua nota simpatia (in onda ogni giovedì su un canale Sky).
Tra i vari politici, attori, cantanti, cani e procioni che hanno voluto dire la loro, è intervenuto anche il presidente Montalbano, ehm Zingaretti, che su facebook ha postato una foto che lo ritrae – la prossima volta scriva solo un post, grazie – mentre cucina gli spaghetti con tanto di didascalia: ”L’aglio nell’amatriciana mai. E nemmeno la cipolla, come fa qualcuno”. Non contento della fuguraccia, il figone con cucchiarella ha perpetrato un altro atto di lesa maestà mettendo la cipolla nella gricia. Anche in questo caso sono stati emanati editti e comunicati in difesa della ricetta tradizionale, ma questo è un altro discorso (che oggi, per vostra pietà, non affronterò). Ma adesso veniamo a noi e alla seconda ricetta di Mangia come parli. Vi ho attaccato tutto sto pippone per dirvi che oggi cucineremo l’amatriciana. E daje.
Per rimpinzare 4 persone (o 2 parecchio affamate) vi serviranno:
500 g di spaghetti, 125 g di guanciale di Amatrice (buttate quella scatola di pancetta affumicata che conservate nel frigo dal 1990), un cucchiaio di olio di oliva extravergine, un goccio di vino bianco secco, 6 o 7 pomodori San Marzano o 400 g di pomodori pelati, un pezzetto di peperoncino, 100 g di pecorino di Amatrice grattugiato, e sale.
Mettete in una padella l’olio, il peperoncino e il guanciale tagliato a pezzetti. ”La proporzione di un quarto, rispetto alla pasta, – spiegano gli esperti sul sito del Comune di Amatrice – è tradizionale e sacra”. Se siete bravi in matematica e avete capito cosa diavolo voglia dire procedete, io farò a occhio. Dopo aver fatto rosolare questo bel composto aggiungete il vino e fate sfumare il tutto. Togliete il guanciale dalla padella, lasciatelo sgocciolare su un pezzo di carta, o su una pantofola, e tenetelo al caldo. A questo punto dovete fare una cosa f-o-n-d-a-m-e-n-t-a-l-e per la riuscita della ricetta: avete presente la bottiglia del vino bianco secco che avete usato per cucinare? Ok, prendete un bicchiere e versatevene un goccio (a la santé). Quando avete finito il meritato nettare di bacco, unite i pomodori tagliati a filetti e puliti dai semi (meglio prima sbollentarli, cosi si toglierà più facilmente la pelle e poi tagliarli), aggiustate di sale, mescolate e lasciate qualche minuto sul fuoco. Togliete il peperoncino dal sugo e versate il guanciale.
Se vi siete ricordati di mettere la pasta a bollire scolatela al dente e disponetela in una terrina. Aggiungete pecorino grattuggiato come se non ci fosse un domani, aspettate un paio di minuti e versate il sugo, condite bene e rimettete il pecorino. Se non vi piace il pecorino fatevi un aglio olio e peperoncino, l’amatriciana senza è da ergastolo.
Portate il piatto a tavola, se avete esagerato con il vino de li castelli durante la preparazione fatevi aiutare dal cane, munitevi di forchetta e magnate. Come parlate, naturalmente.