Sono quasi venti giorni che non si gioca in Terza categoria. Causa maltempo più pause programmate. Il sottoscritto invece non gioca da praticamente un anno. Ed inoltre è anche malato. Lo spunto settimanale pertanto non può che essere amaro. Triste, come gli uomini soli. Come i portieri di calcio (ma anche d’albergo, volendo). A tal proposito ecco due righe scritte nel lontano ’91 da Stefano Benni. Gli anni passano, ma certi versi rimangono attuali. Buona lettura.
La solitudine del portiere di calcio
Era mia, mia, mia
l’ho gridato e non hai sentito
su di lui ti sei precipitato
l’hai atterrato.
Solo davanti
a questa porta spalancata
mentre il centravanti mi guarda.
Solo quando c’è il rigore
vi ricordate di me,
del vostro portiere
ditemi perché.
Era fuori, fuori, fuori
il fallo era fuori dell’area
quel cretino d’arbitro è arrivato
ha fischiato.
Solo davanti a voi centomila
che ansiosi spiate.
Solo quando c’è il rigore
vi ricordate di me,
del vostro portiere
ditemi perché.
E dai tira, tira, tira
cosa aspetti a finirmi?
Vedo il pallone calciato che arriva
come una locomotiva
e sono solo nel cielo
mentre volo incontro al tiro
e voi trattenete il respiro.
Solo quando c’è il rigore
vi ricordate di me, lo so
del vostro portiere
chissà se parerò.