Meno finanza e più manifattura. Anche nella provincia di Viterbo, e in particolare nel distretto ceramico di Civita Castellana, perché la deindustrializzazione è una chiave per rilanciare l’economia del Lazio. Lo sostiene il presidente di Un industria, Maurizio Stirpe, durante l’incontro “Valore aggiunto Lazio”, che si è svolto ieri mattina nell’aula magna del rettorato dell’Università di Roma tre.
“Oggi parlare di manifattura rende giustizia a tutti quegli imprenditori che hanno continuato a investire, fregandosene di tutto quello che sentivano rispetto alla possibilità di poter creare ricchezza solo con finanza e non con la manifattura – ha detto Stirpe – la nostra regione in questo è emblematica: noi avevamo un tasso all’8 per cento della disoccupazione nel 2010, che poi ha raggiunto la media dei valori nazionali, segno che il sistema della committenza pubblica era fragile. Il remanufactoring può partire solo ascoltando il territorio e non può prescindere da un clima positivo favorevole alle imprese. Le imprese, per anni, non hanno sentito qualcuno che faceva il tifo per loro, con effetti devastanti. Poi c’é il riequilibrio territoriale tra Roma e province. Il modello Roma sembrava la panacea, ma questo ha fatto crescere la regione a due velocità”.
Superare gli ostacoli, sciogliere i nodi e agire nello specifico a seconda dei problemi del territorio.“Nel Viterbese, le azioni si concentreranno soprattutto su Civita Castellana con lo scopo di sostenere i percorsi innovativi e di ristrutturazione delle imprese, ridurre la concorrenza sleale sui mercati e colmare il gap infrastrutturale – dice Stirpe – Il distretto industriale di Civita Castellana, composto da circa 40 aziende che producono ceramica sanitaria, ha realizzato nel 2013 (ultimi dati disponibili) un fatturato di 237 milioni di euro, dando lavoro a circa 2mila addetti e producendo circa 2 milioni di pezzi. L’export è in crescita continua, praticamente verso tutti i Paesi del mondo. La fascia di mercato in cui si colloca Civita Castellana è quella medio-alta. A dimostrazione dell’alto valore aggiunto ottenuto grazie soprattutto al fatto di avere puntato sul design, basta fare il paragone con la società spagnola Roca, leader mondiale del mercato: l’azienda iberica da sola produce circa 30 milioni di pezzi, impiegando circa 20mila lavoratori nelle sue varie sedi. Il fatturato però è di “soli” 800 milioni di euro, vale a dire poco più di tre volte il fatturato complessivo del Distretto civitonico, rapporto che invece diventa 1 a 10 o 1 a 15 per quanto riguarda addetti e pezzi prodotti. Il che significa solo una cosa: i prodotti di Civita Castellana hanno un alto valore commerciale”.
Per Unindustira bisogna insistere su due assi: quello “autostradale” che va da Orte a Cassino, e quello “pontino”, da Pomezia a Latina passando per Latina. Senza perdere d’occhio il quadrante nord ovest, che comprende anche la Tuscia, in attesa che vengano finalmente completate le infrastrutture che si attendono da troppo tempo, a partire dalla Viterbo – Civitavecchia.