Dopo aver aspettato inutilmente per due ore, tra bicchieri d’acqua e passeggiate al bar, intermezzi per sdrammatizzare (ad un certo punto Giulio Marini, ormai chiaramente fuori di capoccia per l’attesa, si mette a suonare la campana presidenziale in giro per l’aula), e risate isteriche, la minoranza sbrocca. Il secondo appello – invocato già da mezz’ora – è andato a vuoto come il primo, non sarà (neanche) questo il giorno buono per eleggere il nuovo presidente del consiglio comunale.
Così è conferenza stampa d’urgenza, convocata su due piedi nell’attigua sala Regia – dove le sedie sono disposte a semicerchio, forse perché avevano appena ospitato una riunione degli Alcolisti Anonimi-, e dettata “dall’estrema gravità della situazione”.
“Prima ci avevamo fornito la scusa della visita di Zingaretti, oggi abbiamo verificato che in realtà non sono in grado di trovare uno straccio d’accordo sulla persona da candidare – attacca Claudio Maria Ubertini, capogruppo di Forza Italia – La verità è che abbiamo assistito ad uno spettacolo pietoso, con questi personaggi che si permettono di giocare sulla pelle dei viterbesi. Se non riescono ad eleggere il presidente del consiglio che se ne vadano tutti a casa. E il sindaco dovrebbe essere il primo a dare l’esempio, presentando subito le dimissioni”.
Già, dimissioni. E’ il canto tribale – ossessivo e ritmato, mancano solo i bonghi – da tutta la minoranza. De Dominicis, da buon grillino, già pensa a scenari inquietanti: “Semmai prossimamente la maggioranza dovesse trovare un accordo su un nome – dice sibillino il rappresentante del Movimento Cinque Stelle – mi chiedo cosa ci sarà sotto, in base a quali logiche o contropartite venga scelto. La credibilità è perduta, ogni prossima puntata sarebbe comunque deleteria”. In coda sono iscritti a parlare tutti gli altri. Gigi Buzzi (Fratelli d’Italia) è in overdose da metafora: “Il sindaco diceva che avrebbe preso il toro per le corna. Be’, oggi è stato incornato. Ma soprattutto: questi dovrebbero essere i signori che salveranno i lavoratori di Esattorie e di Talete? Che rilanceranno Francigena? Ma se non sono capaci neanche di votare insieme un presidente del consiglio…”
Per Frontini (Viterbo2020), il sindaco “è ostaggio della sua maggioranza e non ha autorità”. E Vittorio Galati (Gruppo Misto), torna ad evocare quella metafora già spesa nei giorni scorsi: “Michelini è come Schettino” Chissà se pure lui sarebbe disposto a finire sull’Isola dei famosi, previo lauto cachet, s’intende. Per un futuro lontano da Palazzo dei priori potrebbe essere un’idea.