Duecento persone, forse più, provenienti da tutta la provincia, anche dalle parti più remote. Richiamate da Confagricoltura, Confcoperative, Cia e LegaCoop, quella che si chiama Agrinsieme. Con tanto di cartelli più o meno al vetriolo.
Tutti a protestare contro l’Imu agricola, nella formulazione che ne ha fatto il Governo: una rimodulazione che penalizza particolarmente la Tuscia, con soltanto otto comuni (quelli propriamente montani) esentati dal pagamento, altri con degli sgravi e il resto, la stragrande maggioranza, costretti a pagare. Nonostante questo balzello stia generando paradossi enormi: dal presunto sovragettito (visto che il calcolo sui terreni comprende spesso anche boschi, zone improduttive, terreni ad uso civico), all’assurdità di un proprietario di un solo terreno che incide però su due Comuni diversi, uno esentato dall’Imu e uno no. Succede per esempio al confine tra le municipalità di Caprarola (montana) e Carbognano (non montana).
Insieme a loro, tanti sindaci, che sono stati ricevuto dal prefetto Antonella Scolamiero, la quale ha manifestato la sua vicinanza ai problemi dei proprietari terrieri e ha anticipato che scriverà al Governo per segnalare le criticità di questo provvedimento in una zona particolare come la Tuscia. Lo stesso dovrebbero fare i parlamentari viterbesi, più volte sollecitati dalle associazioni e già autori di alcune interrogazioni nel merito.
C’è però qualche sindaco – specie dei piccoli Comuni – fin troppo disposto ad assecondare la protesta popolare, e pronto ad assecondare l’idea che l’Imu non venga pagata. Ma un Comune non ha potestà sulla tassa, e il rischio di sanzioni è alto, così come quello di intasare la macchina legale delle amministrazioni per ricorsi e azioni legali varie. Viterbo, invece, come capoluogo di Provincia e realtà importante dell’Anci, l’associazione nazionale dei Comuni dove la vicesindaco Luisa Ciambella ricopre da qualche tempo un ruolo di primo piano, si attiene alle direttive dell’associazione. E dopo aver deciso di applicare l’aliquota più bassa, punta insieme ai Comuni italiani, a cambiare la legge nelle sedi opportune, dimostrando l’iniquità di certe scelte e la possibilità di correggere gli errori in corso d’opera, sin dal 2016.