Poi uno scopre che nella Tuscia c’è chi Sergio Mattarella lo conosce da una vita. Ne ha condiviso la visione politica, lo ha affiancato nelle epiche battaglie condotte ai bei tempi, seppure coi modi cortesi di una certa sinistra democristiana, quei modi che però sapevano essere incredibilmente tenaci, fino a sfiancare coi ragionamenti qualsiasi avversario. Lo ha guardato prima con gli occhi di giovane timoroso, poi con l’affetto che si merita un punto di riferimento. Oggi che Mattarella giurerà sulla Costituzione e passerà dallo stato di “presidente eletto” a quello di “presidente in carica”, Marcello Mariani da Vallerano riapre l’album dei ricordi e fulmina con un incipit che è già il finale: “Mattarella? Un grande personaggio, un grande esponente della Balena bianca”.
E vale ascoltare il racconto di Mariani, democristiano da sempre seppure adattandosi alle declinazioni successive, dal Partito popolare alla Margherita, l’Api rutelliana e Scelta civica. “Eravamo della sinistra di base della Dc, morotei, quello che si chiamava ‘cattolicesimo democratico’, ispirato addirittura a don Sturzo e che aveva ne La Vedetta il suo periodico locale di riferimento. Quando Buttiglione andò a destra, col Cdu e col Ccd di Casini, e ci fu lo strappo con Martinazzoli, nacque il Partito popolare. A quei tempi risalgono le prime visite di Mattarella nella Tuscia, per coordinare la genesi della nuova realtà. A pensarci bene, il presidente ha fondato il Ppi, poi la Margherita ma ha anche scritto il codice etico del Partito democratico”. E il cerchio si chiude.
Da quella scissione a metà degli anni Novanta c’è anche un’appendice che riguarda Viterbo, e Mariani la ricorda con affetto: “Ci si litigava il simbolo, quello con lo scudo crociato, e si fece un accordo, il lodo di Montecarlo, che prevedeva che nessuno delle due parti, né la destra né la sinistra, lo utilizzasse. Solo noi, a Viterbo, riuscimmo a metterlo sul nostro candidato sindaco”. Anno 1995: nonostante lo scudo crociato sulla lista, Beppe Fioroni non fu rieletto a Palazzo dei priori, battuto da Marcello Meroi.
Ma torniamo a Mattarella. Che la Tuscia l’ha frequentata, magari non assiduamente, ma l’ha conosciuta come ne ha conosciuto gli abitanti: “Orte, Vignanello, i monti Cimini che non erano certo le sue amate Alpi ma che lo hanno ospitato anche perché era amico del generale Leo Della Porta, comandante valleranese dei carabinieri della piazza di Palermo – ricorda Mariani – Nell’aprile del 2000, quando mi candidai alle elezioni regionali proprio per il Partito popolare, ebbi il privilegio di averlo come ospite per la mia campagna elettorale. Allora era già ministro della Difesa”. Ci sono le foto: Mattarella, Mariani, un Fioroni dai capelli allora più pepe che sale.
Un passo indietro, 3 settembre del 1999. Giancarlo Gabbianelli è sindaco di Viterbo da un paio di mesi. Per Santa Rosa, a Palazzo dei priori, c’è la solita infornata di vip. C’è anche Mattarella, vicepresidente del Consiglio, c’è Fioroni, c’è Mariani: “Ci diedero la finestra d’onore quella da cui si toglie momentaneamente la bifora per godere di una vista migliore. L’attuale presidente rimase incantato dallo spettacolo della Macchina e fu colpito dall’ospitalità di Gabbianelli, come mi disse in seguito. A sua volta, conquistò tutti per i suoi modi educatissimi ed elegantissimi, e mi pare anche che qualche signora apprezzò quel suo sguardo di ghiaccio, tagliente e penetrante. Poi andammo a cena in un ristorante, rimase deliziato dalla bellezza del centro storico. E anche attraverso Viterbopost vorrei lanciare una proposta: perché il Comune di Viterbo non lo invita per il prossimo Trasporto? Macchina nuova e presidente nuovo, sarebbe perfetto”. Ne riparleremo.
La chiusura è scontata. Che presidente sarà Sergio Mattarella? Mariani non ha dubbi: “E’ un ruolo fatto apposta per lui, che tra l’altro è uno dei massimi esperti di diritto parlamentare. Ma attenzione, perché come si intuisce dalle sue prime parole, è un politico molto attento alle esigenze delle persone comuni, degli italiani in generale. Impareremo a conoscerlo e ad apprezzarlo piano piano, ma sono convinto che non avremmo potuto scegliere di meglio”. E chissà che Santa Rosa e quelle trasferte viterbesi non possano aiutare il dodicesimo presidente della Repubblica a svolgere il suo compito nel modo più illuminato possibile.