Per decenni quei morti sono stati (volutamente) dimenticati. Vittime anch’essi dell’odio incontrollabile di chi in nome di un’ideologia bieca e abietta uccideva e massacrava senza pietà. Migliaia di italiani persero la vita nelle foibe, le cavità carsiche che caratterizzano il territorio friulano e istriano: morti di categoria inferiore, rimasti sulla coscienza del comunismo. La storia, sebbene in colpevole ritardo, ha rimesso la cose a posto e così, con una legge approvata il 30 marzo 2004 venne istituito il Giorno del ricordo, dedicato appunto alla memoria delle vittime delle foibe. Il 10 febbraio si celebra in tutta Italia questa ricorrenza: a Viterbo proprio in piazza dei Martiri delle foibe istriane (davanti a Porta Faul), la celebrazione viene anticipata a domani (domenica 8 febbraio), alle 11,30. Anche diversi viterbesi, come hanno dimostrato le ricerche dell’ex consigliere comunale Maurizio Federici coadiuvato da Silvano Olmi, perirono in quelle tragiche circostanze: tra loro il ventenne Carlo Celestini, a cui è dedicato il cippo che si erge in quella piazza.
La piazza dedicata ai martiri delle foibe istriane fu un’iniziativa, nel 1999, dell’allora sindaco Giancarlo Gabbianelli e dello scomparso assessore comunale Antonio Fracassini: ci furono all’epoca polemiche e scontri sull’opportunità di intitolare un luogo cittadino a quei morti. Polemiche fuori luogo e inopportuno: non esistono vittime di serie A o di serie B. Tutti coloro che perdono la vita a causa della loro religione, del colore della pelle o semplicemente perché credono in ideali diversi, meritano uguale rispetto e identica considerazione.
In tutta Italia, come si diceva, sono in programma manifestazioni e ricordi, coordinati da un movimento denominato appunto “10 febbraio”.