Dal direttivo comunale di FondAzione riceviamo e pubblichiamo:
Il 15 maggio 1891, Papa Leone XIII, nella lettera enciclica “Rerum Novarum”, dedicata totalmente al problema sociale nella sua complessità ed interezza, ha avuto modo di richiamare in maniera forte il principale dovere di ogni datore di lavoro che, in primis, deve garantire al suo dipendente la giusta “mercede”. “Defraudare, poi, la dovuta mercede, è colpa così enorme che grida vendetta al cospetto di Dio…”; queste, in sintesi, le parole riportate nella “Magna Charta” dell’Ordine Sociale.
Per quanto sta accadendo ai lavoratori della Talete, presenti giovedì in consiglio comunale, in stato d’agitazione perché la società idrica è al collasso e questo mese non ci sono i soldi per lo stipendio, le parole di Leone XIII diventano di straordinaria attualità e, prima ancora di sperare nella vendetta di Dio, sarebbe urgente mettere le mani sul rovinoso stato del servizio idrico e delle sue numerose e gravi peripezie che ne hanno fatto una vera e propria emergenza.
Per i cittadini resta del tutto incomprensibile che, a fronte del raddoppio delle bollette trimestrali, oggi si afferma che le casse di Talete sono a secco e si mette a rischio addirittura l’ordinaria manutenzione e il pagamento dei fornitori; resta incomprensibile tutto questo e sembra non esserci pace per la società idrica che, dopo il fattaccio dell’arsenico, peraltro con aspetti ancora non del tutto chiariti, continua a vivere momenti di vera apprensione per il suo salvataggio.
Alla politica è, forse, troppo chiedere che ai cittadini sia erogata acqua potabile da un acquedotto e da condutture funzionanti e senza sprechi idrici? E’ troppo chiedere che si possa utilizzare un’acqua dai costi ragionevoli, visto che parliamo di un bene essenziale per tutti? Non è oltremodo dovuta la corresponsione dello stipendio ai dipendenti di Talete? Infine, se le casse della società idrica sono vuote, i soldi che i cittadini pagano per l’acqua, dove vanno a finire?
Il direttivo comunale di FondAzione