La matematica? Molto più che croce che delizia per intere generazioni di studenti di ogni epoca, ma quando a spiegarla è Piergiorgio Odifreddi non si può non amarla. Visceralmente. La “lezione” è un godibile excursus attraverso millenni di storia, al termine della quale ci si accorge che i numeri hanno accompagnato l’umanità in ogni sua evoluzione, scandendone i progressi anzi incoraggiandoli e creando i presupposti per la civiltà. L’occasione la offre l’Itis Leonardo da Vinci che ospita nella sua aula magna il matematico piemontese, presentato dalla dirigente scolastica Elvira Federici. “Per noi – sottolinea la preside – è un onore ospitare un scienziato di questa fama. Un’occasione da sfruttare al massimo, sia da parte dei ragazzi che da parte degli insegnanti”. La conferenza si inserisce negli “speciali scuola”, organizzati dalla Biblioteca consorziale di Viterbo.
Odifreddi non si fa pregare: “Matematici non si nasce. E’ stato dimostrato che la maturità per questo tipo di studi arriva intorno ai 13-14 anni, cioè nella fase della pubertà e quindi in piena tempesta ormonale quando si pensa a tutt’altro, sicuramente più piacevole e meno noioso. Superata questa fase ci si può dedicare allo studio serio. Ed è quello che è successo a me che ho preso il diploma da geometra, come faranno a breve alcuni di voi, per poi iscrivermi a matematica all’università”. Prendendo lo spunto dal suo ultimo libro “Il museo dei numeri”, ecco scorrere davanti agli occhi immagini di giocatori di morra (perché è del tutto naturale cominciare a contare usando le dita), reperti egizi con incisioni che indicano appunto conteggi e ancora il significato di alcuni numeri in particolare. Perché l’angolo giro è di 360° e non 500 0 240? “Perché i babilonesi, grandissimi astronomi, studiando il moto del sole intorno alla terra (è vero il contrario, ma non cambia il tempo) si erano accorti che il giro completo avviene in circa 360 giorni. E loro andarono avanti su questa strada usando 60 numeri e non i 10 che utilizziamo noi. Peraltro, se ci fate caso, le dita di una mano dall’indice al mignolo hanno 3 falangi ognuna: in totale 12. Ma in tutto le dita sono 5, che moltiplicato per 12 fa proprio 60”. Applausi.
E lo zero? “I romani, i nsotri antenati diretti, non lo conoscevano: per indicare 101 scrivevano CI e noi, anche oggi, lo scriviamo ma non lo pronunciamo perché diciamo centouno. In realtà, era stato inventato circa 500 anni prima dell’epoca moderna (lui non usa mai l’espressione prima o dopo Cristo, ndr) dagli indiani: sia quelli asiatici che quelli d’America, cioè i Maya. Fu inventato perché gli indiani dell’Asia erano degli ottimi ragionieri e avevano inventato la partita doppia ben prima degli europei: quando entrate e uscite erano uguali, era necessario dare un segno numerico a questo pareggio ed ecco allora lo zero. Una rivoluzione. Che in Italia arrivò intorno al 1200 e che i fiorentini, progenitori del nostro attuale presidente del consiglio, fecero grande fatica ad accettare. Proprio come Renzi che fa molta fatica ad accettare certe cose, ma questo è un altro discorso…”.
E ancora i fenici che inventarono l’alfabeto (derivato proprio dai numeri) e i greci (da Euclide a Pitagora) massimi esperti di geometria. Affascinante il percorso che arriva ad una conclusione da standing ovation: “La matematica è un prodotto elaborato per millenni ed ha una grande storia”. Che ha inciso profondamente sulla vita dell’uomo e sulla evoluzione.
Al momento delle domande, Alberto (un alunno dell’Itis) non la manda a dire: “Ma perché lei ce l’ha tanto con i cristiani?”. Il professor Odifreddi sorride, ma non si sottrae al quesito. “Non è vero che ce l’ho con i cristiani, piuttosto con il potere che la Chiesa esprime. Ho scritto anche un libro con papa Benedetto XVI… In America un sondaggio ha mostrato che alla presidenza potrebbe essere eletto chiunque, ma non un ateo. E in Italia si fanno fiction su tutto e tutti (papi, santi, beati…) ma mai su un libero pensatore. Ho fatto anche un viaggio a piedi di 800 chilometri in compagnia del cattolicissimo vice direttore di Radio Rai, Sergio Valzania, per arrivare al santuario di Santiago de Compostela: dialogo benissimo con i cristiani che vogliono ragionare. Io uso spesso l’ironia, che è bellissima per chi la fa e la ascolta, non tanto per chi la subisce… In generale, l’intellettuale è contro il potere di qualunque tipo esso sia. Io appartengo a questa categoria”. Tutto sintetizzabile in un suo motto: “La vera religione è la matematica, il resto è superstizione. O, detto altrimenti, la religione è la matematica dei poveri di spirito”. E ce n’è anche per il sottosegretario Graziano Delrio: “Ha nove figli, ma il papa ha detto che il numero ideale è tre. Se sono di più, si diventa conigli. E allora lui è tre volte coniglio”. Già, la matematica non è un’opinione…