Talvolta vien da chiedersi se i signori governati becchino una percentuale dal gommista per ogni pneumatico riparato. Altre invece ci si rassegna dinnanzi alla più classica delle anomalie che contraddistinguono l’Italia. Ma poco cambia. Si finisce comunque dal meccanico.
Di sicuro invece ci sta solo che con l’arrivo delle prime piogge, lungo le strade provinciali si aprono (sistematicamente) crateri grandi così. Roba che per riempirli il buon Filippo Rossi dovrebbe rinunciare ai famigerati palloncini della campagna elettorale, preferendo l’utilizzo delle mongolfiere.
Ora. Smadonnamenti (gergo tecnico) a parte, possibile che non si riesca a rattoppare certe voragini? “Questione di soldi”, dicono alcuni. “Tagli del Governo”, rispondono altri. Tutto vero e documentabile, in fin dei conti. Ma c’è anche dell’altro. “A distanza di quasi un anno non sono partiti i lavori in sei dei sette lotti individuati dal bando, con innegabili ricadute sulla sicurezza dei cittadini. In un momento di crisi in cui le aziende sono ferme, appare oltremodo singolare non utilizzare delle risorse già disponibili”, e questo è il parere congiunto di Ance, Cna, Federlazio e Confartigianato. I quattro cavalieri dello pneumatico.
Torniamo però al bando di cui sopra, giacché il poker è convinto che il denaro non manchi. “Tali appalti – proseguono – sono stati aggiudicati nei primi mesi del 2014. Ma non sono stati ancora avviati i lavori. I ritardi e l’eccesso di burocrazia rischiano di compromettere in modo irreversibile parte del tessuto produttivo locale”.
E questa è la spiegazione tecnica. Ufficiosa, in un certo senso. Quella ufficiale invece la si potrebbe ricercare in un bando aggiudicato da ditte non locali. Le quali hanno prima presentato un ribasso pari quasi al cinquanta percento, poi sono scomparse stile Houdini. Aspettando (magari) una boccata d’ossigeno da parte della Provincia (da dove poi tutto è partito).
Tale considerazione vien fuori naturalmente ascoltando la seconda parte del comunicato delle associazioni. “Chiediamo alla Provincia – aggiungono – l’applicazione, per i prossimi appalti, del Piano anticorruzione 2014-2016. Che consente di non fare procedure aperte per lavori di importi non superiori a 500mila euro”. E ancora: “L’utilizzo delle procedure semplificate per importi sotto soglia, oltre che dare respiro all’economia locale, riduce notevolmente i rischi, che sono ormai consuetudine, dei ritardi enormi nell’avvio dei cantieri. Chiediamo inoltre di inserire alcuni requisiti minimi di partecipazione ai bandi. Quali la disponibilità di un impianto di produzione bitumi ubicato entro una distanza massima di 50 km dal luogo dell’esecuzione dell’opera, e la presenza di un centro operativo idoneo a garantire in maniera continuativa la disponibilità di mezzi, personale, materiale e interventi in pronta reperibilità. Requisiti tecnici questi, che sono garanzia di un’opera efficace e duratura nel tempo”.