Fine corsa 3 aprile 2015. E’ la data che segna la fine ufficiale della Provincia di Viterbo, almeno per come siamo stati abituati a pensarla e ad intenderla fino ad ora. Stop ai collegi, alla scheda gialla, a Palazzo Gentili come sede istituzionale di un’assemblea elettiva: la nuova Provincia sarà eletta (presumibilmente in maggio) da sindaci e consiglieri dei comuni della Tuscia oltre che dai consiglieri provinciali uscenti. Tecnicamente si definisce elezione di secondo livello. Da aggiungere ancora che il voto espresso sarà ponderato nel senso che il “peso” della preferenza espressa da un consigliere di un piccolo comune come Calcata sarà inferiore a quello di un collega di una comunità più grande (Viterbo, ad esempio). E con i tecnicismi è bene fermarsi qui prima di impelagarsi in questioni che ai cittadini interessano ben poco.
Intanto il neo presidente e tutti i nuovi consiglieri provinciali non avranno spettanze se non il rimborso spese per gli spostamenti dai rispettivi comuni di residenza.
Già, il presidente. I giochi per le candidature sono cominciati, ma decisamente sotto traccia. Sembra quasi che la faccenda non interessi nessuno. In realtà, non è difficile prevedere che mano a mano che ci si avvicinerà al voto le cose assumeranno contorni ben differenti. Va subito detto che sulla carta non c’è, o meglio non ci sarebbe, partita. Nel senso che il centrosinistra ha i numeri per vincere a mani basse. Sempre ammesso che trovi uno straccio di unità e un nome condiviso dai più. E qui già la faccenda si intorbida non poco.
Il candidato naturale sarebbe Leonardo Michelini, sindaco del capoluogo, che però ha già tante gatte da pelare con la maggioranza che lo sostiene che sembra complicato possa impegnarsi in un altro incarico. In più le scelte maturate nelle ultime settimane non sono piaciute proprio a nessuno, al massimo con larghezza di sentimenti si può affermare che sono state digerite per carità di patria. Insomma, l’ingegnere al momento appare fuori dai giochi. Qui allora si apre il campo ad altre scelte: il sindaco di Tarquinia Mauro Mazzola gode dell’appoggio incondizionato della corrente sposettiana (o ex sposettiana), ma in primo piano c’è anche il primo cittadino di Civita Castellana Gianluca Angelelli di rito renziano. E i fioroniani? Allo stato dell’arte non ci sarebbero nomi da proporre anche se qualcuno ha timidamente avanzato quello del falisco Luciano Cimarello. Si vedrà…
Detto che è assolutamente prematuro ipotizzare liste civiche, pure sempre possibili, sulla sponda opposta la scelta appare ancora più nebulosa. Un candidato di peso (e non solo per la stazza…) sarebbe il comandante Piero Camilli che, però, dai patrii lidi di Grotte di Castro non ha alcuna intenzione di muoversi per correre in una gara che, sulla carta, lo vedrebbe sconfitto in partenza. E lui (il calcio docet) è tipo a cui piace vincere. Facile? No, ma almeno giocarsela. E allora timide nomination riguardano il sindaco di Montalto di Castro Sergio Caci (che vanta la cacciata non facile del centrosinistra dal suo comune dopo anni di dominio assoluto), il collega tuscanese Fabio Bertolacci, stimato ma frenato dall’appartenenza al Nuovo Centro Destra (che i forzitalioti continuano a vedere come il classico fumo negli occhi) e il caninese Cesare Pucci. Insomma una prima scrematura potrà aversi a breve: a Viterbo si rimanda tutto a “dopo Santa Rosa”, ma nella circostanza specifica i tempi non combaciano e quindi se ne riparlerà post Befana. Cioè adesso.
Ma con il Palazzaccio,di proprietà della Provincia,dove hanno speso un mare di soldi,e dove dovevano essere trasferiti uffici e dipendenti provincia,che ci faranno?
Lo vendono?