Come in quella memorabile scena di The Blues Brothers. Con James Brown in versione reverendo, che accende il coro e converte James Belushi (“Ho visto la luce”), travolgendolo in un’improbabile danza acrobatica. La febbre del gospel – il canto tradizionale religioso dei neri americani – ha contagiato anche il Vecchio continente, tutto sommato meno conservatore del previsto. E lo dimostra anche il successo ottenuto dal festival che Viterbo gli ha dedicato lo scorso Natale: un successo clamoroso che ha travolto tutti e che probabilmente ha spinto La Casa delle Arti, officina culturale che si trova nel cuore del Pilastro (in via Cristofori numero 8) ad organizzare un corso particolare, e gratuito, per insegnare il gospel ai viterbesi.
Il centro, sostenuto dalla Regione e realizzato insieme al Comune ha scelto per la missione Serena Caportale, voce già vista a Sanremo (1994 coi Baraonna, 1998 con un brano scritto dall’indimenticabile Alex Baroni) e che ha collaborato come vocalist per Giorgia, Ornella Vanoni, Renato Zero, Renzo Arbore, Mango, Cocciante, Lucio Dalla e tanti altri. Un’esperienza e delle doti indiscutibili da soprano lirico, quelle della Caporale, affinate in televisione e dal vivo, in Italia e nel mondo. “Il gospel è la forma di preghiera più allegra e sincera che conosco – dice lei – Ma è anche un modo di comunicare pieno di gioia e di pathos”.
Il corso si svolge tutti i martedì, dalle 20 alle 21.30, è gratuito e aperto ai partecipanti di tutte le età (informazioni al numero 333.1788971), e punta a costituire un gruppo vero e proprio. E chissà che il gruppo partito dalla Casa delle arti non possa arrivare lontano e magari un giorno andarsi ad esibire proprio negli Stati Uniti. Così, giusto per togliersi lo sfizio.