Finché certe cose capitano fuori, agli altri, sembra che tutto scorra nella piena normalità. O quantomeno, la faccenda non tange più del dovuto. D’altronde la storia italiana è piena di contraddizioni e di dinamiche contorte. Nulla di nuovo, pertanto. Quando però determinati fenomeni toccano più da vicino, o si allargano a macchia d’olio rispetto al consueto epicentro, allora l’allarme suona diversamente. E tutto cambia. A porre l’attenzione su tematiche inquietanti stavolta è la direzione nazionale di Coldiretti. Il grido riguarda sì lo Stivale per intero, ma il parere attento e dettagliato inviato anche dalla sede locale, quella di Viterbo, lascia ben intendere che il problema verte sullo stato in toto. Tuscia compresa.
Agromafie. Questo il nocciolo del dibattito. Le ultime frontiere del business “alternativo” generano un volume di affari pari a 15 miliardi e mezzo di euro nel solo 2014. Con un aumento di dieci punti percentuali rispetto all’anno precedente. “I dati sono Eurispes – spiega il presidente viterbese Mauro Pacifici – E nonostante riguardino il nazionale, abbiamo ritenuto opportuno sottolineare l’argomento. Non nel senso politico del termine, bensì in quello divulgativo. Chiediamo cortesemente di alzare il livello di attenzione. A chiunque. Non possiamo pensare che la nostra terra sia migliore delle altre”.
Quali sono le nuove frontiere? “Il fenomeno – prosegue – investe ambiti complessi e articolati, dove il sistema originario si è da tempo rigenerato in forme di vera e propria criminalità economica, ad opera di ben strutturati ed invasivi gruppi di interesse, con ramificazioni diffuse anche sul piano transnazionale”. E scendendo nello specifico? “Coldiretti fa parte di una Fondazione che si occupa proprio di queste cose – aggiunge – lasciando alla autorità preposte, sulle quali confida molto, il loro lavoro. E puntando fortemente sullo smascheramento della certificazione selvaggia. Ogni prodotto deve essere rintracciabile e all’interno è doveroso che ci sia ciò che fuori ci sta scritto. Altro tema caldo sono gli investimenti sulle rinnovabili.
Quando si parla di eolico o fotovoltaico massima attenzione. È opportuno che siano posti in locazioni funzionali. E che non siano stati istallati solo per accedere ai finanziamenti. E ancora, etichettatura limpida, chiara”.
È attraverso queste forme di imprenditorialità criminale che viene assicurato innanzitutto il riciclaggio degli illeciti patrimoni che provengono dal traffico di stupefacenti, dal racket e dall’usura. Ma vengono anche consolidate le nuove forme di controllo del territorio in cui i soggetti criminali si tramutano in veri e propri soggetti economici. “Gli interessi criminali – chiude la Coldiretti nazionale – sono rivolti anche alle forme di investimento nelle catene commerciali della grande distribuzione, nella ristorazione e nelle aree agro-turistiche. Sfruttamento animale e doping nelle corse dei cavalli, nonché ciclo dei rifiuti”.