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Stile viterbicolo

I saldi son desideri: come va a finire di solito

Ai blocchi di partenza: meglio saldi che mai

Ai blocchi di partenza: meglio saldi che mai

Saldi, saldi, saldi. Sono partiti una settimana fa nella Tuscia, così come nel resto del Lazio, e in realtà rappresentano la vera ragion d’essere di gennaio, primo mese dell’anno che segna la fine delle feste natalizie, l’inizio dei buoni propositi tipo dieta e palestra e la consapevolezza che il freddo e il gelo dell’inverno sono solo appena iniziati. Insomma un mese senza senso.
Sconti: “Un’occasione ghiotta per commercianti e consumatori” dicono da Confesercenti, un’ottima occasione per acquistare finalmente quel pezzo must have che si punta almeno da settembre, aggiungo io.
Supponiamo (ma neanche troppo) che l’oggetto dei nostri desideri sia un blazer in lana melange, “un capospalla perfetto e senza tempo – vi ripetete – che vale la pena avere nell’armadio”.
Ecco cosa potrebbe succedere.
Primo giorno di saldi, scena 1, esterno (negozio): “Buongiorno, mi fa vedere per favore quel cappotto che era in vetrina fino a pochi giorni fa?”. Ora, attenzione, nella maggior parte dei casi si questo ventaglio di risposte: A) “Mi dispiace, non è a sconto” B) “Per ora facciamo il 10%” e C) “Sono desolata, è terminato”. A posto così, grazie, arrivederci, ti odio. Classico.
Scena 2, interno (casa): internet non mi abbandonare. E’ dalla mezzanotte del 24 dicembre che i più grandi siti multimarca invadono la mail per ricordare che è iniziato il count-down dei saldi, manco fosse Capodanno: -10%, -20%, -50% -70%, boom.
Ricerca di quel blazer su Google: primo sito: sold out; secondo sito: taglia disponibile 38 (mannaggia alle feste); terzo sito: “Sei stato messo in coda, ci scusiamo per il disagio dovuto all’elevato numero di utenti sul sito in questo momento”, che in altre parole significa “Adieu”; quarto sito (americano): spedizioni worldwide ma dopo un rapido calcolo le spese sono pari al prezzo del blazer. Tanto valeva sfoggiarlo mesi fa, allora.
Sconforto. Segue momento di auto convincimento tipo “Vabbe’ ma alla fine mica mi serviva, era giusto per togliermi uno sfizio, ormai è quasi primavera, magari lo metto tre volte e poi il prossimo anno già mi ha stancato”. Lo step successivo, e sbagliatissimo, è quello della consolazione: “Sai che ti dico? Vado a farmi un giro, magari trovo qualcosa di utile da comprare”.
E fu così che nelle buste finirono: 15 paia di slip (c’era il 5×3), 2 maglie basic, una grigia e una bianca (perché l’estate è alle porte e servono sempre), 1 paio di leggings neri (costavano solo 7,99 euro), 1 paio di pantofole di pelo rosa (le ho sempre volute), un cardigan misto lana nero (lo metto su tutto), 1 pigiama di pile a quadri compensato però da un négligé 3% seta color senape (da indossare forse in un’altra vita ma non si sa mai) e 10 paia di calzini (sempre prendi 5 paghi 3). Grazie e arrivederci ai saldi estivi.

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