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Stile viterbicolo

Le calze color daino: mai, mai e mai

Le calze color daino: mai, mai e mai

Viterbo, patria delle calze color daino. Se il Sole24Ore stilasse una classifica a livello nazionale la nostra città, senza dimenticare la florida provincia, porterebbe a casa l’oro per numero di collant venduti. Attenzione, non più calze color carne (quelle che nei negozi specializzati fanno passare per “naturali”), a Viterbo stiamo avanti e siamo passati alla sfumatura. A quella tinta marroncina che ricorda il manto di Bambi anche se, lo so, quello era un cerbiatto ma avete capito. E non c’è range di età stavolta, signore mie. Mi dispiace ma nel 2015 non sono più ammissibili.
Si aggirano nei locali, per strada e nei luoghi di lavoro. Pensano di passare inosservate perché d’altronde proprio per questo motivo le loro proprietarie credono di averle acquistate ma non è così: io le vedo. Fanno capolino da quello spazietto della caviglia tra il jeans e lo stivaletto o ancor peggio svettano nella loro interezza sotto a una minigonna o escono fuori spavalde da un’open toe. Spesso sono opache, a volte (brivido) anche lucide. Meschine, fingono indifferenza ma in realtà sono convinte di essere le regine dei collant perché legano col nero ma anche col blu e tutti colori dell’arcobaleno ma è qui che si sbagliano. Nessun abbinamento è più triste.
Fanno parte della stessa categoria dei reggiseni con le bretelline in silicone, altra invenzione inspiegabile. E infatti non è raro vederli accoppiati, specie ai matrimoni, regno per eccellenza delle calze color daino. Roba da far accapponare la pelle. E’ ora che vi mettiate in testa che sono antiestetiche, antiche e antisesso anche. Se proprio vi piace l’effetto nudo anche d’inverno allora soffrite il freddo senza troppe storie. E’ solo questione d’allenamento. Se invece non ve la sentite, mettetevi i pantaloni. Così è se vi pare.
L’auspicio è che questo nuovo anno appena iniziato segni una svolta: la fine, una volta per tutte di questi obbrobri ancora, speriamo per poco, legali.

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