Ogni giorno è buono per le dimissioni del presidente Giorgio Napolitano. Oggi? Domani? Dopopodomani? Di certo la fine del semestre di presidente dell’Unione europea dell’Italia, e le varie cerimonie di saluti (prima agli italiani, col discorso di fine anno, e negli ultimi giorni ai dipendenti del Quirinale) lasciano intendere che il momento sia arrivato. Dopodiché ci saranno due settimane di tempo prima di convocare il Parlamento in seduta unitaria e dare il via alle votazioni per eleggere il prossimo inquilino del Colle.
Il toto-Quirinale – uno dei giochi più squallidi di questo Paese, direttamente derivato dal toto-allenatore – tuttavia è già iniziato da un pezzo, e in queste ultime ore va registrato in proposito anche l’intervento del senatore viterbese Ugo Sposetti. Intervistato da Giovanna Casadio di Repubblica, il baffo di ferro già presidente della Provincia, deputato, sindaco di Bassano in Teverina e candidato sindaco del capoluogo, è troppo furbo per cadere nel trappolone di fare nomi (“C’è un presidente, fino a prova contraria”), manda comunque segnali interessanti. Specialmente a quel Matteo Renzi che non è esattamente espressione del Pd amato da Sposetti (gli ex ds dalemiani e bersaniani, la famosa “ditta”) e che si trova nello scomodo ruolo di evitare ai democratici la figuraccia del 2013. Quando prima Franco Marini (caro ad un altro pezzo grosso viterbese, Beppe Fioroni) e poi Romano Prodi furono uccellati dal voto dei franchi tiratori.
“Renzi non faccia furbate, perché poi rischia di pagarne le conseguenze. Non pensi di tirare fuori un nome all’ultimo momento come il coniglio dal cilindro, perché allora non sarebbe digeribile – avverte Sposetti – La scelta del candidato? Deve farla il presidente, ma nella massima trasparenza, utile anche a recuperare il consenso dei cittadini”. Già, perché le ambiguità di due anni fa ancora non sono state dimenticate. L’intervistatrice chiede al senatore quale sia la posizione della sinistra del partito, quella affine a Sposetti: proporrà una rosa di nomi? “Renzi in quanto segretario ha il diritto di regìa, ma ascoltando le ragioni della minoranza. Dovrà essere lui, comunque, a presentare una figura che raccolga il massimo dell’unità. Uomo o donna, cattolico o tecnico, non importa”. Poi la dichiarazione che non ti aspetti: “Mi pare legittimo che possa essere una candidatura che piaccia al centrodestra, anche perché è evidente che con il patto del Nazareno in atto non si può cambiare idea”. Su quando, invece, possa arrivare il momento giusto per l’elezione (al quarto turno di votazioni si abbassa il quorum), Sposetti è possibilista: “Matteo ha tutte le condizioni affinché ciò accada. Penso che se il premier non sbagli le mosse, possa tirare un buon rigore. I franchi tiratori? Ci sono per forza. Al momento del voto ognuno è solo con le sue idee, la scheda e la matita. La storia ce lo insegna, basta ricordare cosa accadde con le candidature di Forlani, Fanfani e Andreotti, affossate dalle lotte interne alla Democrazia cristiana”.