Nel Nord Europa il progetto è già stato avviato con successo; in Italia e nella Tuscia, in particolare, la questione resta ancora nella categoria del “vorrei”. La questione riguarda il cosiddetto compostaggio domestico, cioè la possibilità di smaltire in casa i rifiuti organici prodotti. E chi sarebbe il protagonista di tale rivoluzione? Il lombrico. Sì, proprio quel vermetto che non a caso viene definito lo “spazzino del mondo” perché è capace di ingurgitare quasi tutto (l’eccezione è costituita da vetro, plastica, metalli pesanti). A Tuscania, presso il Podere San Pietro a Poggio Martino, opera da 3 anni Tuscianatura, azienda agricola biologica certificata, che proprio sulla lombricoltura punta parecchio per una svolta ecologica anche nel trattamento dei rifiuti.
“Abbiamo cominciato 3 anni fa – racconta Marcello Rossi che, insieme al fratello Riccardo e al figlio Giovanni, gestisce l’azienda -. Avevamo una casa con 3 ettari intorno di terreno biologico. Pensammo all’allevamento di chiocciole, ma la cosa si rivelò piuttosto complicata; quindi valutammo l’opzione zafferano. Poi ci orientammo verso i lombrichi che rappresentavano almeno per le nostre zone un’autentica novità”. “Il lombrico – continua – oltre a digerire e a metabolizzare di tutto, al termine dei processi gastrici produce l’humus, che è l’ammendante naturale per eccellenza. Cioè il fertilizzante che migliora le caratteristiche fisiche del suolo. Insomma l’humus è il ‘concime’ naturale in quanto ricrea le condizioni ottimali per una buona resa”. La lombricoltura è quindi un metodo che permette di trasformare i rifiuti di natura organica (letami, erba, fogliame, residui di potatura, scarti dell’orto, carta, cartone, segatura, umido da cucina, ecc.) in terriccio con un processo ecologico, naturale al 100%. Il lombrico, che si alimenta di tutto ciò che marcisce, accelera la trasformazione degli scarti: li rende inodore e li arricchisce coi suoi succhi gastrici.
A questo punto appare assolutamente necessario approfondire. “L’uso smodato di letame e pesticidi ha spremuto il terreno. Cosicché se prima serviva un chilo di letame per concimare, oggi ne servono cinque. Per usare il linguaggio sportivo, il letame è il doping in quanto dà un effetto immediato, mentre l’humus è un equilibratore i cui effetti si vedono nel tempo e sono sicuramente più duraturi”.
Chiarito il discorso, non resta che calarlo nella realtà quotidiana. “Da noi sono in vendita – continua Marcello – lettiere di lombrichi che si possono tranquillamente tenere in casa. Pesano una trentina di chili e costano dai 100 ai 120 euro. Basta nutrire gli animali e dar loro da bere. I lombrichi mangiano e producono l’humus che può essere utilizzato per il roseto o per le piantine o per l’orto sotto casa. Il tutto in forma assolutamente naturale”. Il discorso ovviamente si può allargare per la gestione dei rifiuti. Ancora Rossi: “Abbiamo brevettato un progetto che riguarda un ciclo virtuoso di compostaggio per i piccoli comuni. C’è un discorso aperto con la Regione Piemonte, visto che qui da noi le cose non riescono a decollare. La lombricoltura non viene apprezzata e soprattutto non viene percepita per quanto può dare oggi e in futuro. Dal professor Valentini dell’Università della Tuscia e dalla sua equipe abbiamo ricevuto tanti complimenti per il lavoro compiuto, ma è davvero difficile sfondare”. “Diciamoci la verità – aggiunge un po’ sconsolato – c’è tutto l’interesse a mantenere le cose come stanno. Gli agronomi ci conoscono e ci apprezzano, ma riconvertire è un procedimento costoso e lungo e quindi si preferisce continuare con i metodi tradizionali”.
Tuscianatura comunque ha diversificato la propria attività: oltre all’allevamento dei lombrichi, si dedica all’ortofrutta (sempre rigorosamente biologica, con un Farmer’s Market a Roma in via Mazzacurati 75 al quartiere Portuense), alla coltivazione di lavanda e poi anche olio e vino, ma almeno per ora solo per le necessità familiari. “Il mercato è difficile – conclude Marcello Rossi – ma noi stiamo lavorando con grande passione e dedizione. Molti ordini arrivano dalla Toscana e i nostri prodotti naturali sono davvero molto ricercati. Il futuro, lo ripeto, è l’utilizzazione dell’humus su scala sempre maggiore. Prima si procederà su questa strada e prima si otterranno risultati altamente positivi per tutti”.