E visto che a qualcosa bisognerà pure credere (“Credo che mi farò un’altra birra”, dice quella vecchia maglietta in vendita a Carnaby street), ecco qualche giovane nome su cui puntare per un 2015 migliore. In chiave viterbese, certo, nella speranza che in Italia ce ne siano altri. E ancora più migliori, se ci concedete l’anacoluto manzoniano. Dio sa quanto ne abbiamo bisogno, la Merkel pure.
Archeoares Una società, tre persone (Bruno, Francesco e Giampaolo) che festeggiano dieci anni di attività e che, pur non essendo viterbesi (dev’essere una virtù, in fondo) hanno creduto per primi, da neolaureati, allo sviluppo culturale de ‘sta città. Oggi gestiscono il museo Colle del duomo e quello del Sodalizio dei facchini di Santa Rosa, ad occhio le uniche realtà che funzionano con una certa continuità nel capoluogo. E sono seri, e non fanno polemiche, e non conoscono quella parola lì, “invidia”… Scusate se è poco.
Camilli, Vincenzo Presidente della Viterbese. Lo scorso anno ha già vinto un campionato, al suo debutto a Viterbo, una piazza che ha frullato dirigenti molto più vecchi (e manigoldi) di lui. Quest’anno è in lotta per il bis, cioè per riportare i gialloblu tra in professionisti dopo sette anni di maledetti campionati tra i Dilettanti. Poche parole, molti fatti, altrettanti soldi e uno che ci mette sempre il cuore, perché disinteressato. Ai tifosi non resta che riempire lo stadio, tutte le domeniche, fino al gran finale. Se ci crede lui, il presidente, ci debbono credere tutti. E chi sale sul carro dei vincitori fuori tempo massimo è un sempliciotto…
Ciorba, Marco Consigliere comunale, presidente della Consulta del volontariato. Un caterpillar, che verrebbe da definirlo renziano benché per estrazione e cultura coi renziani non c’entra nulla. Però parla coi risultati: quello che ha fatto con le associazioni di solidarietà di Viterbo è qualcosa di più di un miracolo laico. Ha ricompattato un ambiente lacerato dalle invidie e dalle divisioni, che ora produce e rema tutta verso la stessa direzione. Senza parlare, senza apparire, senza fare polemiche e portando in piazza (per Natale e per la settimana del volontariato) migliaia di persone in piazze. Per tanti assessori – anche della sua maggioranza, anche della sua lista civica – che vanno a Palazzo dei priori per fare la calza, ecco un soldato che lavora. E che vince.
Cuccello, Andrea Segretario regionale della Cisl. Viterbese, arrivato lassù, ai vertici regionali, senza troppo clamore (può essere un vantaggio), si trova a vivere questo passaggio delicatissimo del Jobs act nella Capitale, inquinata dagli scontri tra gli altri sindacati (Cgil e Uil) e il Governo renziano. Lui, come il suo sindacato, ha scelto il basso profilo, aspettando i fatti e non le proteste spesso pretestuose degli altri. Dialogo, cervello e tanta bicicletta: la ricetta di Cuccello va tenuta sotto controllo, e chissà che tra qualche anno non ce lo troveremo lassù, sulla poltrona che fu di Franco Marini.
Giusti, Martina Imprenditrice. Unica donna del gruppo, e unica imprenditrice, nell’azienda di famiglia, la Procarta di Bassano in Teverina. Una realtà trentennale che opera nel mondo della carta (per alimenti) e che è arrivata coi suoi prodotti fino negli Stati Uniti. In un panorama economico abbastanza desolato (eufemismo), la dimostrazione che c’è qualcosa che funziona e che cresce. E che Martina sia impegnata anche nei giovani imprenditori di Unindustria è un auspicio che altri ragazzi viterbesi seguano la sua strada e facciano crescere l’economia della Tuscia.
Sabatini, Daniele Consigliere regionale. In un centrodestra a pezzi, senza un leader identificabile e massacrato dalle correnti e dalle antipatie personali, Sabatini è l’unico che sembra avere un futuro politico. Perché è serio, preparato, e non molla facilmente la presa anche su temi importanti, come la sanità. A limitarlo, semmai, è un partito – il Nuovo Centrodestra – che ha poche prospettive a livello nazionale, figuriamoci a quello locale. Ma la politica cambia in fretta…
Grandi scommesse, non c’è che dire. Questa gioventù si è formata con la sola forza nerboruta dei propri muscoli.
A parte Archeoares, che si ritrova a gestire due musei senza attrazioni turistiche, gli altri sono i figliocci di un establishment che pianta le sue radici nella provincia per espandere le propaggini sino ai confini della Tuscia.
Lei scommetterebbe su un ragazzetto di neanche 30 anni che partecipava ad una contestazione bigotta a favore della famiglia tradizionale? Un conservatore de noantri che spendeva forze ed energie per sostenere la causa di due militari che in veste di guardie private hanno ucciso due pescatori?
Ci aspetta un bel futuro!