“D’accordo, io non posso vincere, ma se tu non scendi a patti con me posso farti perdere”. Era la frase che circolava all’epoca del Mattarellum, il sistema elettorale elaborato dall’allora esponente popolare Sergio Mattarella (oggi giudice costituzionale in quota Pd, nomché candidato al Quirinale). L’espressione la utilizzavano e la utilizzano tuttora i partitini (quando si tratta di votare per il sindaco, ad esempio) per significare che sì loro con i pochi (o spesso pochissimi) voti raccolti non hanno alcuna possibilità di vincere, però quel gruzzolo (meglio, gruzzoletto) può essere utile per non far vincere qualcun altro. E allora meglio accordarsi, magari con reciproco scambio di favori: io ti cedo il mio pacchetto e tu poi, visto che ti ho fatto vincere, mi darai una poltrona, uno strapuntino, una seggiola. Insomma un segno tangibile della tua riconoscenza.
E allora ecco spuntare come funghi questi partitini, ma oggi si usa dire movimenti che fa tanto chic, che i sondaggi neppure rilevano, tanto sono piccoli e insignificanti, accomunandoli in un genericissimo “altri” che a seconda degli istituti di rilevamento, vengono accreditati di percentuali complessive che superano di poco i prefissi telefonici: l’1 per cento al massimo. Tutti insieme, si badi bene.
Ecco allora spuntare l’ennesimo “attore” sulla scena politica: si chiama Italia unica (che già il nome…) ed è promosso da Corrado Passera, ex banchiere, ex ministro, ex manager. Il suo movimento è nato poco meno di un anno fa ed è pronto a scendere in campo già nella prossima tornata amministrativa. Nelle linee programmatiche spicca un piano choc da 400 miliardi di euro per il rilancio dell’economia: perfetto, ma dove si andrebbero a prendere tutti quei soldi non si sa.
Anche a Viterbo qualche giorno fa c’è stata la presentazione ufficiale (in verità per pochissimi intimi) e anche in questo caso con propositi di discesa in campo in tempi brevi. Ribadito che la Costituzione tutela la libertà di associazione, vien da chiedersi se ne sentiva sinceramente la necessità. Mah, vengono molti dubbi, in tutta onestà. A cosa possano servire tanti gruppi e gruppuscoli vari, quando – tanto per rimanere nel concreto – la futura legge elettorale prevede una soglia di sbarramento al 3% (miraggio puro per tanti) e premia invece le aggregazioni assegnando la maggioranza alla lista che raggiunge il 40%. E allora, siccome a pensar male si fa peccato ma spesso si indovina, lo sbocco naturale sarebbe trovare qualche postarello nelle liste più grandi, così almeno per provarci. Tanto poi ci penseranno le preferenze a fare selezione naturale. E ancora, sempre per rimanere nelle cose di casa nostra, che ci fanno due leghe (una salviniana, l’altra tosiana) a Viterbo? Non si sa. L’unica cosa che si conosce con certezza è che si ignorano, anzi si detestano. Alla faccia della necessità di aggregarsi. Ma tanto, il discorso non cambia: io non posso vincere, ma posso farti perdere…
Buona domenica.