Da grandi poteri derivano grandi responsabilità, diceva Spiderman mentre sparava ragnatele (e purtroppo a ruota anche Giorgia Meloni, sparando altro a Ballarò). Così, giacché Viterbopost lo ha appena insignito dell’onorificenza più alta che ci sia (uomo dell’anno), toccava di parlarci per forza. Lui è Italo Leali, from Ronciglione. L’argomento di conversazione invece gravita attorno all’orbita Tuscia gospel festival. Prima edizione, appena conclusa.
Innanzitutto, com’è andata? “Cinquemila persone abbondanti – annuncia il direttore artistico – per nove eventi”. Mica male, pertanto. Calcolando che la spesa è stata di 15mila euro, cioè il contributo comunale, in sostanza sono partiti 3 euro per spettatore. E non solo. “Eravamo un pochino preoccupati per le due date a pagamento – prosegue, anche a nome di Ciampà, co-direttore, e boss della medesima manifestazione, ma su Roma – Invece sia Viterbo con amore che il Ceis ci hanno assicurato che le loro performance, loro poiché li abbiamo aggiunti nel contenitore ma si sono autofinanziati, hanno toccato numeri record. Insomma, siamo super soddisfatti. Al di là di ogni rosea aspettativa”.
Cinquemila qua, e cinquemila là (leggi Cubo festival) fanno 10mila. Tanti sono i sorrisi sbocciati grazie alla squadra di Leali. Quella del gospel, quella del Cubo, e quella del Tuscia in jazz. Che tornerà, sempre all’ombra della Palanzana, dal 2 al 6 aprile. “Ampliando i contenuti – illustra ancora lui – già una sessantina di ragazzi, da tutta Europa, si sono iscritti ai corsi. Vogliamo però migliorarci, dare un prodotto ampio e più solido. Tenteremo di fare una puntatina al Palazzo papale. Una street band, e varie sorprese”.
Ma torniamo al gospel. Che, va rimarcato ad onor di cronaca, risulta una scommessa vinta anche dall’amministrazione. Che ci ha creduto, nonostante le critiche siano fioccate. Si è parlato, tra le altre cose, di scarsa pubblicità. “In effetti abbiamo speso solo 1000 euro – sempre Leali – e siamo andati in conferenza appena tre giorni prima del debutto”. Poi però ne ha scritto il quotidiano Repubblica. Ampio spazio sul Tg2, ore 21, la sera di Natale. E, sopra ogni altra cosa, è arrivata gente dalla Capitale, da Perugia, Terni, addirittura Napoli. In più quasi in cento, e si sta parlando solo degli artisti, hanno soggiornato in strutture alberghiere locali.
Insomma, per far funzionare un prodotto, cosa occorre? “Esperienza – chiude Leali – collaborazioni, credibilità, autonomia. Noi le attrezzature ce le siamo comprate, ammortizzandole nel tempo. E poi un Mirko Gerunzi in rosa. Che non è il mio fonico, ma il direttore tecnico. Così come Luca Ciccioni, responsabile della comunicazione. Loro decidono. Io delego volentieri e faccio il mio. Com’è che si dice? A ognuno il suo lavoro”.
E a Italo quello di riempirci le serate, spendendo poco e portando buone cose.