Undici voti. Niente male per uno nato a Cura di Vetralla, e dunque un viterbese a tutti gli effetti, anche se poi le strade familiari e professionali lo hanno portato lontano dalla Tuscia. Alla voce “personaggio del giorno” vedere Claudio Sabelli Fioretti, il giornalista che ieri – nella prima votazione per il presidente della Repubblica – ha ottenuto appunto undici voti, primo assoluto tra i candidati non proprio istituzionali. Per dire: Francesco Totti ha incassato cinque preferenze, e pure invalidate visto che il capitano della Roma non ha ancora compiuto 50 anni, come prevede l’articolo 84 della Costituzione.
Sabelli invece sì, è nato il 18 aprile 1944 a Cura di Vetralla, figlio di Giuseppe, giornalista sportivo passato alla storia come autore della prima radiocronaca di una partita di calcio, anno domini 1928. Anche Claudio iniziò con lo sport, salvo poi passare alla cronaca, quella vera, da grande inviato per Panorama ai tempi di Lanberto Sechi direttore. E direttore è diventato presto anche lui, del mitico Cuore, il giornale satirico che ci manca tanto. Il suo metodo per fare le interviste – su Sette prima e su La Stampa poi -è diventato un caso di scuola, tant’è che si dice “interviste alla Sabelli Fioretti”. Oggi è allegramente impegnato sull’etere, Radiodue, dove insieme a Giorgio Lauro conduce il programma di culto Un giorno da pecora. Dalla frequenze del quale, nei giorni scorsi, aveva avanzato la sua candidatura alla presidenza, con tanto di discorso programmatico (il filmato, spassosissimo, si trova su internet). Un’autocandidatura evidentemente recepita da undici grandi elettori (su 1009 totali) ieri in aula. E chissà che nelle due votazioni di oggi il nostro non riesca anche a consolidare il consenso: altro che Magalli.
A proposito di Tuscia. Nel 2007 Sabelli Fioretti tornò a casa, e lo fece in modo alquanto originale, al termine di un viaggio a piedi di oltre seicento chilometri sempre insieme al fido Lauro. Partirono da Lavarone, in Trentino, dove Fioretti ha una casa (all’opposto, anche a Pantelleria) e scesero giù – con calma – fino a Cura, con tanto di accoglienza trionfale in piazza, di fronte al bar Cancellieri. Proprio lo stesso locale dove un Claudio bambino andava a prendere il gelato sessant’anni prima.