Montefiascone, Soriano, Montecchio. Cassino, Anguillara, Monterosi. E ora giù, al confine tra gli ultimi sobborghi capitolini e la prima Ciociaria. A Carpineto romano. Centosessanta chilometri da Viterbo. Da casa. Milleduecento la settimana, considerando allenamenti e partita della domenica. “Sono uno zingaro del calcio – ci scherza sopra il tecnico Marco Scorsini – e sono pronto a questa nuova avventura”.
L’allenatore rabdomante, fermo ai box dallo scorso maggio, ha finalmente trovato dimora. Provvisoria, chiaramente. È la professione d’altronde che lo esige. Ma questa particolarissima sfida alla guida del Semprevisa di Eccellenza (ha firmato il giorno della Befana) sa già tanto di rivalsa. Di rinascita. Di conferma maturata coi buoni risultati (e con pochi soldi), a fronte di un pallone sempre più malato. Condito di traghettatori che troppo spesso vengono scelti perché portano sponsor, e che stanno pian piano affondando un contenitore, quello pallonaro, che nell’anno del Signore 2015 soffre a morte i morsi della crisi.
Lui, Scorsini, a Carpineto si presenta in solitaria. Con un curriculum pesantissimo da giocatore (più di 400 presenze tra i pro), e di fianco uno più che dignitoso sul fronte panchina. Emblematiche le sue ultime salvezze raggiunte con truppe di soli sbarbati, prima ad Anguillara e poi a Monterosi. “Ho trovato una rosa col morale basso – spiega – ultima in classifica, molto giovane. Quando serve un miracolo in giro ho sempre il telefono rovente. Ma va bene così, significa che c’è fiducia intorno alla mia persona, e volendo pure sul mio futuro operato. Chiaramente non sarà una passeggiata”.
Di buono c’è comunque che, durante gli spostamenti quotidiani, avrà modo di pensare molto. “Conoscono benissimo questo girone, il B – aggiunge – anche perché non so come mai ma mi cercano tutti qua, nonostante abiti in zona A. Ci stanno sette squadre raggruppate in appena tre punti, noi compresi. Concentriamoci su quelle. E non guardiamo la classifica prima di marzo. L’obiettivo è la permanenza. Passando o meno per i playout. Che vorrei evitare. La prima finale me la gioco domenica, derby con la Vis Artena. Due lunghezza sopra di noi”.
Molti bambini inesperti. Poca allegria. Un predecessore dimissionario. Mercato chiuso. Tenuta atletica deficitaria del gruppo e qualche infortunato. Il panorama non pare poi così roseo. “Preferisco però vedere il bicchiere mezzo pieno – conclude – abbiamo un rettangolo in sintetico stupendo. Una presidente, Eva Battisti, molto competente. Dirigenti che vengono al campo per passione. E un paese sano che adora i suoi beniamini, anche settecento tifosi per gara sugli spalti del Galeotti. È l’ennesima missione dura, certo. Ma ci voglio credere”.
E se ci crede Scorsini, con quella capoccia tosta che si ritrova, significa che le possibilità di non cadere in Promozione ci stanno. Eccome.
In bocca al lupo, mister. E ricorda che è il ritorno a dar senso ad un viaggio…