Sui Facchini di Santa Rosa ognuno è libero di pensarla come vuole. Bene o male, con affetto o con disprezzo, spesso pure con invidia. Non è un segreto che in questa città antica ma non nobile in molti amino parlarne male, ma alle spalle, di nascosto, da vigliacchi: alle malelingue senza attributi va attribuito un voto 0 a prescindere. Però parliamo di persone comuni, mentre la questione è diversa se ci si riferisce delle istituzioni. E veniamo al Comune di Viterbo che, sia detto chiaramente, non si può permettere di denigrare i Facchini, a tratti anche insultandoli – con alcuni esponenti della maggioranza che sostiene la giunta Michelini, ai quali va il magnanimo voto 1 -, arrivando persino alla rottura dei rapporti con la struttura in cui i portatori sono inquadrati, il Sodalizio.
Non se lo può permettere perché chi governa non deve ragionare per simpatie o antipatie, amici e nemici, presunti buoni e presunti cattivi. Il Comune dovrebbe – condizionale di speranza – essere sopra le parti, nel nome non solo del buonsenso (merce rara) ma anche della buona amministrazione. Rapportarsi con tutti, ascoltare tutti, assecondare tutti laddove possibile. Senza Facchini la Macchina (voto 10 e lode, sempre) non esisterebbe e se da un lato Palazzo dei priori sta lavorando per allestire il nuovo progetto (e che vinca il migliore) non può trascurare l’altra metà della faccenda, cioè coloro che la Macchina la dovranno portare. E’ un paradosso assurdo, al limite dell’idiozia, una contraddizione che, se raccontata “oltre le mura” (voto 2 al concetto stesso, visto che è caduto persino il Muro di Berlino) farebbe ridere tutti. Abbiamo un’eccellenza, una tradizione immortale, e non riusciamo non solo a valorizzarla (vedi mancata diretta televisiva dello scorso settembre, voto 0) ma neanche a godercela tra di noi. Ridicoli.
Che qualche consigliere comunale (eletto forse anche con voti di Facchini, o amici dei Facchini, o parenti, perché Viterbo è piccola) si permetta di esprimere giudizi irriguardosi ci può anche stare, specie in un Paese dove Razzi e la Taverna (voto 3 diviso due) stanno in Parlamento, ma a quel punto dovrebbe essere il sindaco a metterci una pezza. Nel modo più categorico e autorevole possibile. Ora, Michelini aveva promesso più volte che avrebbe risolto la questione, ma è passato quasi un anno e i rapporti, se possibile, sono addirittura peggiorati: le recentissime polemiche stanno a dimostrarlo. E sulle peculiarità caratteriali del sindaco, ormai, ci siamo fatti un’idea precisa: non è un Gabbianelli ma non è nemmeno un Meroi. Però non è neanche Arthur Fonzarelli, Fonzie (voto 9.5) che non riusciva neanche a pronunciare “ho sbagliato”.
E allora? Allora rischiamo davvero di rovinarci anche l’ultima cosa bella, vera, aggregante: il 3 settembre. Con una sola consolazione all’orizzonte: la Macchina di Santa Rosa è sopravvissuta alle guerre e alle epidemie, allo Stato della Chiesa e ai podestà, alla Storia con la maiuscola, insomma. Davanti a questa farsa potrà farsi soltanto una risata, magari piena di misericordia. E voto 11.