La Terza è ferma (se mai si fosse mossa). Fa freddo forte. E giacché il campionato è sospeso fino a metà gennaio, non resta che elencare le dieci regole base di un giocatore diligente. Come mantenere mens sana in corpore sano? Semplice. Seguendo il sottostante decalogo promosso dall’università di Oxtia. Docenti Ronaldinho, Paul Gascoigne e Adriano.
1 Evitare le bische
Ma quali partitelle veloci. Ormai la regola è bella che scritta. Si ferma il campionato e automaticamente cominciano le bische clandestine. Ramino, Tresette, Scopetta, Mercante in fiera, Porco… E poi si scommette su corse dei polli, combattimento delle cavallette, chi la fa più lontano contro vento e via dicendo. Siete spacciati. Se giocate in Terza è perché camminate di pari passo coi vizi (e coi debiti). O vi date malati, oppure vi toccheranno 700 sigarette per notte e altrettanti bicchieri di Limoncello.
2 Corsetta nel bosco
Lo dicono tutti e poi non lo fa nessuno. Quest’anno per Natale vado a correre. Ma quando mai. Scaldacollo, cappello in pile, guanti, calzamaglia e K-way. Abbigliamento ideale per attraversare un bosco. In cerca di funghi, chiaramente.
3 Colazione stretching
Succo d’arancia, due biscotti secchi e mezzo caffè amaro. Al massimo un uovo sodo. Maldini sicuramente faceva colazione così. Ma Maldini giocava nel Milan, non a Capodimonte. Quindi giù: crema pasticcera, torrone, panettone, panforte, panpepato, il salmone del 24 e sopra una bella cioccolata calda. Poi si fa stretching. Con tutti i muscoli addominali che si contorcono automaticamente dal dolore.
4 Cene di squadra
Non si sa perché, ma dalla Serie A alla Z ogni società per Natale concede ai tesserati una cena. Trentasette portate e regaletto finale. Forse si pensa in questo modo di permettere agli atleti l’unico stravizio della pausa. In realtà si finisce solo col gettare benzina sul fuoco. Da rivedere.
5 Capodanno in piazza
Il cenone è sconsigliato. Che si mangia e basta. Meglio quindi il concertone in piazza. Che poi col freddo si bruciano anche calorie. Ma a Viterbo in piazza non fanno nulla. Quindi o si arriva a Tarquinia, oppure lo stravizio del 31 è giustificato. Alcol compreso.
6 Amichevoli e allenamenti
La lista dei problemi personali e familiari dei giocatori durante le festività stranamente quadruplica. M’è morto il gatto. Vado a trovare mia zia a Bari, mi allenerò giù. Ho un ginocchio che fa contatto con l’orecchio. La religione mi impone di non faticare. Varie ed eventuali. Al campo, naturalmente, finisce solo il mister (e qualche panchinaro in cerca di visibilità).
7 Giro dei bar
Brindisino qua, brindisino la, auguri a te, buon anno a me. E andiamo a salutare l’amico barman che poveretto deve lavorare e non può muoversi. E poi certe cose fanno bene all’economia. Insomma, il giro dei bar non si può fermare. Solo assecondare.
8 I consigli del mister
Chi è passato dai pro ai dilettanti, per poi cadere in disgrazia in Terza, sa bene come funziona. Un tempo era: salutate i vostri genitori, passerete 10 giorni al campo con me. Senza mai veder palla. Ora: cercate almeno di non morire. Che poi al rientro mi trovo male.
9 La regola degli avanzi
Le mamme cucinano per un esercito. Le nonne per una manifestazione di piazza. Gli avanzi sono tanti. E la Caritas prende solo roba fresca. Vedete un po’ voi.
10 La prima di ritorno
La pausa è finita. Si è di nuovo in campo. Ora, novanta minuti sono lunghi. Ma 11 si è di qua, e 11 di la. Nelle medesime condizioni. Basta trovare un accordo col dirimpettaio. Tipo: se tu non mi attacchi io non ti corro dietro. E viceversa. Funziona. Chiamiamola solidarietà tra gentiluomini.