Alcuni mesi fa si è svolto all’università della Tuscia un interessante convegno sull’uso alimentare degli insetti sia per l’uomo che per gli animali. L’ateneo viterbese è tra i punti d’eccellenza in questo settore. Chi se ne occupa è Stefano Speranza, entomologo del Dafne insieme a Pier Paolo Danielli, ricercatore zootecnico nello stesso dipartimento. spiega in questa intervista l’importanza di questa “novità alimentare” che va diffondendo sempre di più nei Paesi di tutto il mondo.
Quali sono state le finalità del convegno?
” Il convegno segue alcune ricerche che si stanno svolgendo presso il dipartimento, volte allo studio delle potenzialità degli insetti per l’alimentazione umana e animale. Gli insetti, per loro natura, hanno la capacità di produrre sostanze proteiche con una efficienza più elevata rispetto ad altri animali, accumulano più ferro rispetto a quello accumulato nelle carni bovine (8-20mg per 100g contro i 6 mg per 100g delle carni bovine), è possibile allevarli anche con piccole strutture, non emettono gas serra e già rientrano nelle logiche di alimentazione umana e animale a livello mondiale. Oltre 1900 specie di insetti, infatti, sono utilizzate nel mondo come apporto proteico nell’alimentazione umana”.
Il titolo riporta un concetto molto interessante: la retro-innovazione. Cosa è e come si inserisce nella logica del convegno?
“Si parla di “retro-innovazione” quando conoscenze e saperi diffusi nel passato, spesso in modo tacito e informale, vengono combinati con approcci, metodologie e tecniche nuove risultanti dalla ricerca scientifica e sociale. Non è dunque un ritorno al passato ma piuttosto un recupero in chiave innovativa di antiche pratiche, tradizioni e modi di agire che tornano di attualità e di utilità per delineare soluzioni a problematiche nuove. Sono numerosi gli ambiti in cui il termine ha avuto successo, sia nei paesi sviluppati come in quelli in via di sviluppo, come con riferimento al razionale utilizzo delle risorse naturali o al vasto campo dell’innovazione sociale”.
Quali sono esattamente i “nuovi cibi” e che proprietà vantaggiose hanno per l’organismo umano?
“In realtà non possiamo parlare di nuovi cibi, gli animali si nutrono di insetti da sempre, ed esistono, nel mondo, dei continenti dove l’integrazione proteica da parte degli insetti è una parte fondamentale nell’alimentazione umana. Il “nuovo cibo” è principalmente l’idea di apportare questa nuova forma proteica nell’alimentazione umana del mondo occidentale”.
Si potrebbero aprire nuovi orizzonti nell’alimentazione anche per i cosiddetti Paesi in via di sviluppo (anche in considerazione dei bassi costi)?
“Certo, particolari aree del mondo vivono giornalmente con un livello di povertà tale che pensare di poter far variare la dieta alimentare è sono un’utopia. Uno dei principali problemi è proprio l’apporto di proteine animali che per difficoltà economiche e sociali non è possibile integrare nella normale dieta. La possibilità di allevare insetti da alimentazione anche in piccoli ambienti, con scarti vegetali o con le piante spontanee è una importante via per l’integrazione di proteine in diete alimentari umane fortemente povere di proteine. È più semplice allevare insetti che allevare una vacca, un maiale o un pollo”.
Ci potrebbero essere, dal punto di vista psicologico, delle resistenze?
“Nel mondo occidentale certamente si. La nostra cultura ci presenta gli insetti solo come una cosa da combattere o evitare. Gli insetti, invece, nel nostro ateneo li classifichiamo come utili o dannosi. Tra gli utili troviamo la maggioranza degli insetti, quelli che ci aiutano in agricoltura a difenderci dagli insetti dannosi, quelli che producono qualcosa per noi (per esempio il miele), quelli che ci permettono di mangiare la frutta e la verdura (gli impollinatori), quelli che riciclano quasi la totalità dei nostri scarti alimentari e, perché no, quelli che ci permetteranno di mangiare proteine animali anche tra 100 anni. La nostra cultura è il nostro apparente limite, pensate che normalmente noi già mangiamo insetti, pochi, non visibili ma li mangiamo. Frutta, verdura con uova o piccoli insetti già sono una componente normale della nostra dieta; pensiamo alle ciliegie, quanti di noi le mangiano con la coscienza che potrebbero incontrare anche degli insetti al loro interno? Pochi, fortunatamente, per questo le evitano, ma la maggioranza se ne cibano magari non guardando prima dentro al frutto e ringraziando i produttori, anche locali, che le producono”.
Qual è la posizione della FAO in merito?
“La FAO crede molto in questo progetto. Ha attivato già dagli scorsi anni un gruppo di lavoro coordinato dal dott. Paul Vantomme, relatore al convegno, che sta coordinando tutti gli interessati all’uso degli insetti per l’alimentazione umana e animale in tutto il mondo. Ha anche costruito una mappa mondiale di centri di ricerca e di imprenditori interessati a questo aspetto dove troverete anche i ricercatori e gli imprenditori di Viterbo. (vedi http://www.fao.org/forestry/edibleinsects/stakeholder-directory/en/)”
Che ruolo ha svolto l’università di Viterbo in questo progetto?
“L’università degli studi della Tuscia sta giocando un ruolo fondamentale in questa retro-innovazione. Si è appena formato un gruppo di lavoro che vede coinvolti numerosi ricercatori delle differenti aree scientifiche che si faranno promotori di questa idea in ambito nazionale e internazionale. Entomologia, agricoltura, biologia, alimentazione, legislazione”
Prossimi obiettivi?
“Continueremo e implementeremo la collaborazione con la FAO e all’interno del nostro ateneo. Diversi ricercatori infatti, hanno mostrato un grande interesse a questo aspetto facendo capire ancora meglio l’aspetto della trans-disciplinarità del nostro obiettivo”.