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Francigena, cinque lavoratori a rischio

Giulio Marini

Giulio Marini

Il ramo tecnologico della Francigena deve essere ceduto. Lo stabilisce la Finanziaria, licenziata dal Governo lo scorso 24 dicembre, e il Comune di Viterbo ovviamente si adegua. E dunque il servizio di riscaldamento delle scuole, degli uffici pubblici e del tribunale dovrà essere gestito da una società esterna, tramite apposita gara.

Fin qui nulla di strano o di compromettente. Il problema però c’è ed è tutt’altro che irrilevante. Già perché che fine faranno i 5 lavoratori della Francigena che attualmente si occupano della faccenda? E’ evidente che una soluzione andrà trovata in quanto quelle 5 persone di certo non potranno restare a spasso. E sul punto sia la maggioranza che l’opposizione sono concordi: va studiata una clausola che salvaguardi il posto di lavoro. Come? Magari potranno essere assunti dall’azienda che si aggiudicherà l’appalto o magari potranno essere utilizzati nell’ambito della stessa Francigena con un cambiamento di mansioni. Si vedrà, ma l’impegno comune è di risolvere la questione prima che esploda.

Goffredo Taborri, presidente della terza commissione

Goffredo Taborri, presidente della terza commissione

In terza commissione, dove pure erano all’ordine del giorno diversi punti di particolare rilievo (illuminazione pubblica, raccolta rifiuti, senso di marcia in via Annio) nulla di fatto e tutto rinviato alla prossima riunione, fissata per lunedì 12 gennaio sempre alle 10 e sempre negli uffici di via Garbini. L’unico tema di discussione è stato il piano di riqualificazione della zona Palazzina-Pilastro, con ricadute praticamente sull’intero settore della cinta muraria, presentato già nella scorsa consigliatura dall’allora maggioranza di centrodestra. Le proposte dell’ex sindaco Giulio Marini sono state ritenute valide anche dai consiglieri di centrosinistra, anche se è stato deciso di soprassedere ad un qualsiasi tipo di decisione in attesa di verificare se quelle idee sono compatibili con gli orientamenti dell’attuale maggioranza. Una maniera soft di rinviare l’approvazione o la bocciatura senza sporcarsi troppo le mani. O, per dirla con le parole dello stesso Marini, “la solita decisione di non decidere che caratterizza quasi sempre l’operato dell’attuale amministrazione”.

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