A partire dal prossimo mese di febbraio, la liquidazione della pensione per chi è titolare di più assegni, dovrebbe avvenire in un’unica soluzione e in un’unica data: il 10 di ogni mese e non, come avviene finora, il giorno 1 e il giorno 16. Il condizionale è d’obbligo poiché, come spesso avviene in Italia, ad una norma si associano una serie di codicilli che rendono le cose assai più complicate di quanto in realtà appaiano.
Conviene andare in ordine. Il comma 302 della legge di stabilità 2015 stabilisce che, a decorrere dal 1° gennaio 2015, al fine di razionalizzare e uniformare le procedure e i tempi di pagamento delle prestazioni previdenziali corrisposte dall’Inps, i trattamenti pensionistici, gli assegni, le pensioni e le indennità di accompagnamento erogate agli invalidi civili, e anche le rendite vitalizie dell’Inail verranno pagati il giorno 10 di ciascun mese o il giorno successivo se festivo o non bancabile, con un unico pagamento, ove non esistano cause ostative, nei confronti dei beneficiari di più trattamenti.
Intanto questa norma non vale per il mese di gennaio, nel quale i pagamenti sono avvenuti e avverranno come in passato, per consentire all’Inps di adeguarsi alla nuova normativa. Quindi le pensioni sono state pagate il giorno 1 (trattamenti Inps) e saranno erogate il giorno 16 (trattamenti ex Inpdap). L’istituto di previdenza però sta studiando modalità che non penalizzino i pensionati, evitando di procrastinare anche se di pochi giorni il pagamento delle loro spettanze: “E’ ferma intenzione – si legge in un comunicato – non creare danno ai pensionati”. Il problema è che si sono levate subito voci contrarie a questa unificazione di data che sicuramente creerà qualche disagio a chi percepisce l’assegno l’1, ma si tratta di pochi giorni e per di più per un mese soltanto in quanto da marzo la scadenza sarà sempre quella dei 30 giorni. Insomma, tanto rumore per poco più di nulla. Quando noi italiani cominceremo a crescere?