Si è chiusa l’indagine sulla vecchia Associazione sportiva Viterbese (che non ha nulla a che vedere, va sottolineato, con l’attuale Adc Viterbese Castrense), la società di calcio che a giugno del 2013, dopo aver sfiorato la promozione in Lega pro, ha chiuso i battenti rinunciando all’iscrizione al torneo successivo. Mesi d’inchiesta e di lavoro delicatissimo, da parte degli uomini della Guardia di finanzia coordinati dal sostituto procuratore Stefano D’Arma, colui che – ironia della sorte – condusse anche l’indagine su un’altra Viterbese, la Unione sportiva, poi fallita.
I presunti illeciti sotto la lente riguarderebbero soprattutto l’evasione dell’Iva, e in misura minore dell’Ires, pare per un totale di alcune centinaia di migliaia di euro. Con i dirigenti della società indagati. E che ora avranno a termini di legge, venti giorni per presentare una memoria difensiva o per chiedere di essere ascoltati dal magistrato.
L’inchiesta riguarderebbe diverse stagioni sportive, a partire dal 2009 e fino a quando la società ha mollato la presa, rinunciando all’iscrizione al campionato di serie D 2013-2014 e riconsegnando al Comune di Viterbo la gestione dello stadio Rocchi. Un gesto che l’allora amministratore unico non motivò a fondo, ma che trovava radici nella problematica (eufemismo) situazione economica del club. Che infatti non riuscì a trovare imprenditori disposti a salvarlo in extremis. Ma come detto non è da escludere che gli approfondimenti degli inquirenti (anche con sopralluoghi allo stadio, si ricorda per esempio quello del 13 maggio scorso) abbiano riguardato anche le fasi precedenti a quel momento che decretò la morte dell’As Viterbese, benché questa ad oggi non sia ancora stata fallita. La Figc, nel frattempo, ha provveduto a dichiararla “inattiva”, come prevedono i regolamenti.
Ora non resta che aspettare gli ultimi passaggi procedurali per capire i nomi e le posizioni degli indagati per eventuali rinvii a giudizio. Fermo restando la sacrosanta presunzione d’innocenza, che va ribadita.
Per i tifosi della Viterbese è la seconda volta in dieci anni che una bella favola sportiva (ma solo sportiva) s’interrompe in modo brusco se non drammatico. Alle vittorie sul campo dei giocatori (spesso vittime anche loro degli eventi, come i sostemitori), non è mai corrisposta una serietà manageriale, e questo alla fine ha portato Viterbo a rischiare di perdere il calcio ad alto livello una volta per tutte. Oggi le cose sembrano davvero cambiate. Per fortuna.