“Sembra di andare a vedere il morto”. Macabra, la signora, ma rende bene l’idea di questa fila immensa, accalcata fin giù per le scale e poi lungo il corridoio, fino alla porticina della stanza. Ma dentro non c’è né un letto né un cadavere, semmai questo è un parto felice, perché qui sta nascendo la prossima Macchina di Santa Rosa, l’ultima erede di una nobile stirpe secolare.
Ore 16, quinto piano dell’ufficio Cultura in via Garbini: una bolgia. Centinaia di persone in attesa che venga annunciato il vincitore del concorso di idee, e dunque la Macchina che sarà per i prossimi cinque anni (almeno, salvo proroghe) la protagonista del 3 settembre e tutto sommato quella che incarnerà nell’immaginario collettivo il simbolo di Viterbo. Dunque: ci sono i giornalisti e i fotografi, ci sono quelli che hanno partecipato alla gara (42 i progetti presentati, fate voi i conti), qualche “simpaticissimo” consigliere comunale in libera uscita dal bar di fiducia. E ancora: i curiosi, gli amici e gli amici degli amici, le spie, naturalmente. L’ascensore si blocca presto, mentre la porta a vetri degli uffici resta chiusa fino alle 16, quando verrà aperta con sospetta puntualità svizzera da un impiegato. Che col suo gesto salverà così da morte certa (per asfissia) una dozzina di sardine accalcate al vetro.
Ma dentro è peggio. La stanza del verdetto si riempie subito, a seguire il corridoio, e il disimpegno di fronte alle toilette. Impossibile, per chi è rimasto fuori, capire come stiano andando le operazioni di spoglio delle buste sigillate. Parte immediatamente un passaparola fantozziano, manca soltanto la voce che abbia vinto il progetto di Dino Zoff, di testa su calcio d’angolo. I telefonini svettano al cielo, alla ricerca di un fotogramma da captare. Brani scelti dal chiacchiericcio.” Chi ha vinto? Gloria? E chi è, una popstar caraibica?” “No, è la Macchina di Raffaele”. “Ha rivinto Ascenzi. Ma sul giornale c’era scritto che avrebbe vinto un altro”. “Tutte cavolate, signora mia”. “Ha vinto Ascenzi, quello di Ali di luce”.
Su Twitter, praticamente in contemporanea con lo scartamento delle buste, è il profilo di Visit Viterbo ad annunciare il vincitore, a ruota segue Viterbopost, modestamente parlando.
Ma insieme alle voci cresce anche l’euforia. C’è chi cerca rifugio in qualche ufficio. Gli impiegati offrono asilo alle persone più anziane, o più ansiogene. C’è anche un ragazzo in sedia a rotelle. L’aria è irrespirabile. Una signora sbotta: “Non avete rispetto per i viterbesi: questa cosa avreste dovuto farla in Comune, o alla chiesa degli Almadiani”. O magari prima far entrare la stampa e i partecipanti e poi la gente comune. Un’altra urla: “Io so’ pilastrinaaaaa”.
Ecco Raffaele con la moglie Valeria. Sorride soddisfatto. Ci sono anche gli amici di sempre, il fratello Guglielmo. Strette di mano e complimenti, sobrissimi. Telefonate di ringraziamenti. Mentre si comincia a sfollare lungo le rampe del palazzone, per tornare giù, a respirare a pieni polmoni lo smog di via Garbini, per una volta aria fresca, per qualcuno aria di Gloria.