Il basket è nulla, senza aggiornamento continuo. Senza confronto, studio, riflessione, approfondimento. Sul parquet e fuori. E’ sempre stato così, anche quando i colleghi pallonai erano ancora rozzi e approssimativi personaggi che pure si facevano chiamare “allenatori”. E oggi viene da ridere, a vedere certi tecnici calcistici che scimmottiano (o provano a) i loro colleghi della pallacanestro.
Erano in sessanta, e non solo laziali, lunedì alla palestra del Murialdo. Arrivati a Viterbo per partecipare al clinic Pao organizzato dalla delegazione provinciale della Federazione italiana pallacanestro, quell’appendice che con il nuovo delegato Vasco Michelini sta cercando di andare oltre le faccende burocratiche e di dare anche il suo contributo culturale al movimento. Una sessantina di coach, dunque, per un pomeriggio di aggiornamento insieme a Marco Calvani, 52enne tra i più quotati tecnici italiani ora sulla panchina di Napoli (in Legadue gold) e in passato visto nelle piazze più importanti, a Roma e a Pesaro, per dirne due.
Calvani, aiutato dai ragazzi del Murialdo basket, ha spiegato qualche concetto tutt’altro che secondario nella dinamica di questo sport e di quello che per alcuni privilegiati è un mestiere, e che per altri è squisita passione. Uno: “Gli allenatori, soprattutto i più giovani, devono avere una guida, un maestro nel quale identificarsi e trarre spunto. Non si può inventare, ma programmare e aggiornarsi sempre: così facendo si può avere una crescita costante, e un passo alla volta formarsi come allenatori”. Due, sul tema scolastico della sua lezione (“Collaborazioni offensive, con e senza palla”): “E’ punto molto importante questo – ha poi spiegato Calvani – saper coordinare bene le due fasi, anche quella difensiva, è un fattore nel quale non si può essere approssimativi. Ripeto: la programmazione è la base di tutto. E per quanto mi riguarda è sempre stimolante poter mettere a disposizione degli allenatori, e di giovani giocatori, quelle che sono le mi esperienze. Spero sia stata un giornata produttiva per tutti i presenti”.
Ma visto che nella pallacanestro – e in tutte le altre discipline – la tattica, la tecnica, il fisico, non sono che degli spicchi dell’arancia, ecco l’altro aspetto affrontato nel clinic: la psicologia, specie per i coach del settore giovanile. Ne ha parlato la dottoressa Barbara Amabili, così: “Quello del’allenatore è un ruolo molto delicato in uno sport di squadra, il gruppo recita un fattore primario. Saper leggere in anticipo le situazioni e le conseguenti problematiche penso possa risultare molto importante. Soprattutto quando si parla di ragazzi che stanno uscendo dal periodo della pubertà e possono essere influenzati in maniera negativa da molti aspetti”.
A fare gli onori di casa, il delegato Michelini: “Forse qualcuno non credeva in questo team – ha detto – ma credo che con i fatti stiamo dimostrando di voler recuperare il tempo perso facendo ricredere quelli che inizialmente si sono mostrati scettici. Da parte nostra continueremo a lavorare con impegno e passione – conclude il delegato – mettendo sempre in cima il bene e la crescita del basket viterbese”. E naturalmente il il presidente del comitato provinciale allenatori, Angelo Bondi: “Sono molto soddisfatto dei numeri e della partecipazione. Con Calvani siamo riusciti a presentare un discorso tecnico di prima fascia, e il numero degli allenatori presenti, e il fatto che siano arrivati consensi anche fuori dal Lazio, è la prova che sono state fatte le giuste scelte. Molto importante ritengo sia stato anche la parte della dottoressa Amabili, perché la psicologia gioca un ruolo importante e chi si trova ad allenare quotidianamente sa bene che questo punto non può essere tralasciato. Il percorso è appena iniziato penso che stiamo lavorando nella giusta direzione”.