Centoventimila euro, centesimo più centesimo meno. Tanto costeranno le iniziative natalizie del Comune di Viterbo. La cifra, in verità esagerata (soprattutto se confrontata con i risultati…) viene fuori facendo qualche banale addizione, roba da prime classi delle elementari. In seconda commissione, ieri mattina, l’assessore alla Cultura Delli Iaconi ha presentato i conti. Dunque, 30mila euro sono stati dirottati dal Settembre viterbese , ai quali se ne aggiungono altri 25mila prelevati dal fondo di riserva. A questa primi 55mila si devono aggiungere le spese per i quattro alberi di Natale (quello in piazza del Comune e i 3 nelle frazioni) per la cui installazione non si hanno ancora cifre ufficiali: 15-20-25mila euro? Chi lo sa… Inoltre vanno messi in conto altri 40mila euro per luminarie, sborsati dall’assessorato allo sviluppo economico. Totale presumibile circa 120mila euro. Se poi si aggiungono varie ed eventuali (che non mancano mai) l’esborso potrebbe essere anche maggiore.
Cifra che ha messo di pessimo umore la minoranza, pronta a dare battaglia nel Consiglio comunale di giovedì prossimo. “Innanzitutto – puntualizza Gianmaria Santucci, leader di FondAzione – sono state, per quanto se ne sa, approntate solo due delibere: quella per le luminarie e quella per la mostra di Romano Liviabella. Delle altre non c’è traccia per ora. Ma c’è dell’altro…”. E che cosa di grazia? “Le somme non state configurate come contributi ma come prestazioni di servizio”. Che significa? “E’ un passaggio amministrativo importante: le prestazioni di servizio sono assoggettate all’Iva del 22%, i contributi no”. In soldoni? “A 100mila euro di spesa se ne devono aggiungere 22mila di Iva. Insomma le tasse dei cittadini servono per pagare le tasse allo Stato. Inconcepibile”. E allora perché si sceglie questa formula? “Perché così si evitano le gare e si affidano i lavori a persone e/o aziende e/o enti di proprio gradimento”, spiega maliziosamente Santucci. E allora? “In Consiglio chiederemo conto di tutto questo e se ne vedranno delle belle. Sempre ammesso che qualcuno sappia e voglia rispondere”. Conclusione politica: “Una dimostrazione in più dell’inadeguatezza e dell’impreparazione di questa amministrazione”.
Intanto, sempre nella prossime assise comunale, si dovrebbe sapere qualcosa in più sul destino di Francigena e, in particolare, della farmacia comunale della Quercia. Che era stata messa in vendita e che invece ora potrebbe restare nel patrimonio di Palazzo dei Priori, visto che il bilancio della partecipata è in attivo. E ancora, andrà verificato se corrisponde al vero il fatto che la Regione abbia rinunciato al credito di oltre 700mila euro relativo a Tuscia Expò: se così fosse, bisognerà decidere cosa fare. Sempre che le idee in merito siano chiare.