Su Talete, sulla situazione in bilico della società pubblica di gestione dell’acqua, si muove anche Palazzo dei priori. E lo fa con un consiglio comunale aperto fissato – su richiesta dell’opposizione – per il prossimo 13 gennaio.
In attesa che si affronti la questione e le prospettive dell’ente in aula, magari alla presenza del presidente Stefano Bonori, ieri il tema è stato anticipato da un’interrogazione di Giulio Marini (Forza Italia). Che ha premesso di aver parlato della cosa anche di persona, con il sindaco Michelini, e che ha invocato una mossa dal Comune: “Perché Viterbo è il maggiore azionista della società, visto che ne possiede oltre il 20 per cento delle quote, e dunque ha il dovere di promuovere un’azione, in un senso o nell’altro”.
Marini ha ricordato che un primo tentativo di salvataggio era stato tentato alcuni anni fa, e poi arrestato dalle dimissioni dell’allora presidente della Regione Renata Polverini. “Oggi la situazione è ancora più critica, leggendo i dati e considerando anche che la prossima sparizione della Provincia così come la intendiamo oggi non fa che complicare le cose – ha spiegato l’ex sindaco – Ciò che mi sta a cuore, e credo stia a cuore a tutti, è il destino dei 180 dipendenti della società, che oggi possono trascorrere un Natale relativamente tranquillo, ma che da gennaio dovranno preoccuparsi. Perciò ho chiesto a Michelini di avviare, come Comune di Viterbo, un percorso politico per dare una svegliata alla Regione. A meno che la stessa Regione non abbia in mente una soluzione, o un tentativo, diverso, ma in questo caso ce lo dovrebbe comunicare il prima possibile, chiaro e tondo”. In questo senso la posizione di Marini è la stessa del presidente della Provincia Meroi, il quale proprio a Viterbopost aveva auspicato maggiore chiarezza da parte del presidente Zingaretti e alle ipotesi di passaggio alla gestione privata dell’acqua.
Per il Bandolero stanco non è solo una questione morale, ma per certi versi anche legale: “Eventuali responsabilità del fallimento di Talete ricadrebbero sui sindaci dei Comuni che ne fanno parte, e dunque non ci si può sottrarre ad un’azione di salvaguardia delle sorti dei dipendenti. I sindaci debbono darsi una mossa, a partire da quello del capoluogo”. Ora la palla passa a Michelini, che potrebbe essere investito del compito di fare da capofila proprio attraverso una mozione nel consiglio comunale del prossimo 13 gennaio.