Leggings. Argomento facile facile per il debutto di questa nuova rubrica di moda dedicata alle ragazze barra donne viterbicole e non. Sarà velenosa? Senz’altro, anche se preferisco chiamarla ironia, ma in ogni caso lo stile è qui inteso secondo il gusto della sottoscritta, quindi non prendetela male.
Tornando ai leggings (o fuseaux, per i più anziani), se ne vedono di tutti i tipi ormai. Di cotone, di lattex (aiuto), di paillettes (santa misericordia), di lurex e con le fantasie più disparate, passando per il floreale fino all’azteco e al leopardato. Okay, vanno (per la verità da troppo tempo ormai, , giustamente li vendono, un po’meno giustamente li compriamo. Ma siccome non abbiamo tutte il personale di miss Ciccone dei tempi d’oro, vale la pena mettere qualche paletto. Ottima a questo proposito la vecchia regola giornalistica della W, ovvero Who, What, When, Where e Why.
Who (chi può indossarli) – Ai neonati, per dire, stanno da Dio, ma scherzi a parte, con le dovute eccezioni, per carità, perché si vedono certe cinquantenni in giro tipo Madonna senza Photoshop, meglio fissare un range. Via, dai 0 ai 40 anni. E sono stata buona.
What , che sostituiremo con Which (quali) – Neri, classici, semplici, senza fronzoli, pizzo, frange e decori. Il nero sfina, bellezza, lo sanno pure i muri. Mai bianchi, né lunghi né corti. Anzi, corti mai e poi mai, di nessun colore, neanche se siete Gisele Bundchen. Fantasia? Se siete Gisele nessuno vi potrà giudicare.
When (quando) – Di giorno. Per la sera non sono indicati, tantomeno con una scarpa elegante, terribili.
Where (dove) – La palestra è il loro regno, sono i più validi sostituti della tuta, ergo, quoto la domenica come la giornata nazionale dei leggings. Perfetti anche per andare a scuola, in ufficio (ricordate il range di età, vero?) e al supermercato, sempre che il lato b sia ben coperto.
Why (perché) – Perché sono troppo comodi, punto. Ma non dimenticate che il fascino dei collant i leggings se lo possono scordare, anche fossero di cachemire.
Stile viterbicolo
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