Alla fine la domanda è banale, per quanto calzante: cari ragazzi, chi ve lo ha fatto fare? Voi, che speravate occupando le vostre rispettive scuole superiori (i licei Buratti e Ruffini, l’istituto tecnico Paolo Savi, l’Orioli) di scatenare un dibattito sui contenuti della protesta, vi siete ritrovati infognati in una cagnara che manco in curva sudde (voto 5.5). Tra presidi bacchettoni – bac bac -, genitori che hanno rispolverato l’eskimo (voto 2) e riattivato il Soviet (voto 0 spaccato) e polemicucce da provincia profonda. Dove se ne fottono degli ideali – scritto rigorosamente con la minuscola – ma badano tanto, troppo, all’apparenza.
Perché va bene: occupare una scuola potrebbe anche essere un reato, e però non si è mai visto un reato sollevare un polverone giustizialista che avrebbe fatto impallidire il Tonino Di Pietro dei tempi belli (voto 4). Tra richieste accorate d’intervento della Magistratura (che non ne ha certo bisogno e che anzi sa come muoversi, almeno in casi come questi), ripicche sciocchine (la preside del liceo classico ha ritirato il sostegno della scuola al Gran Galà degli studenti: un gesto che ha gettato nel panico gli affittuari di smoking di tutto il mondo) e consigli che sanno tanto di vecchia Dc (“Ragazzi, ci sono altre forme per protestare”, ha detto la presidente del liceo scientifico). Senza dimenticare il fondamentale intervento di alcune mamme dello stesso Ruffini, che sollevandosi un attimo il colbacco (voto 7.5, co’ sto freddo) hanno scandito in risposta alla dirigente scolastica: “L’occupazione è una forma per difendere la scuola pubblica”. Ma forse intendevate l’occupazione della Cecenia, signore mie.
E in tutto questo va precisato che in alcune scuole la didattica non è stata interrotta, perciò chi non occupa – cioé la maggior parte degli studenti – può tranquillamente continuare a seguire le rispettive lezioni. Insomma, questa sarebbe un’occupazione all’acqua di rose, o meglio alla viterbese: nessun picchetto, nessuna minaccia, ognuno fa ciò che ritiene opportuno. Gli studenti, insomma, l’hanno presa sul tranquillo (il loro grido di battaglia dovrebbe essere perciò “Scialla”, voto 8), col solito obiettivo, molto borghese, di tirare fino alle vacanze di Natale (come dar loro torto? Voto 9). Il problema sta altrove, in certi presidi che tendono a cedere al fascino delle manette, e in certi genitori che – non essendoci riusciti a loro tempo – prenterebbero che fossero i figli a fare la rivoluzione. A Viterbo, nel 2014? Voto 2, il candidato si presenti la prossima volta, dopo aver ripassato bene la lezione.