“Mamma, mamma, perché quest’anno non c’è l’albero di Natale?”. “Perché l’hanno piantato: cresce piano piano”. Dialoghi che dovrebbero essere surreali e che invece sono tremendamente attuali, bastava farsi un giro ieri nel tardo pomeriggio in centro. Dove in mezzo al mercatino della Cna che ha finalmente ripopolato e dato un senso moderno ai portici di Palazzo dei priori, in mezzo alle famiglie che affollavano pure il Corso, quelli che scendevano al mercatino meno tipico del Sacrario, si registrava il vuoto cosmico di piazza del Comune. Addobbata a festa, d’accordo, con le luminarie luccicanti, ma per ora orfana, orba, priva, dell’albero di Natale.
Perché? Secondo quanto risulta a Viterbopost, quest’anno l’amministrazione comunale si sarebbe mossa in ritardo rispetto al passato. Precisamente, all’assessorato della Cultura (guidato da Antonio Delli Iaconi e resposanbile della cosa), che si è ricordato dell’albero soltanto un paio di settimane fa. Quando, per capirci, lo stesso Delli Iaconi era col sindaco Michelini in missione ad Avignone, in Francia. Tardi, troppo tardi, specie perché l’albero luminoso (in acciaio) che era stato noleggiato negli ultimi anni era stato già affittato dalla ditta che lo possiede ad un altro cliente. E dunque il Comune si è dovuto industriare per trovare un’altra soluzione, che – sempre a quanto risulta a questo giornale – sarebbe stata individuata. Dunque, a breve avremo il nostro albero, anche se per ora la piazza è vuota, e qualcuno scommette che con la nuova illuminzione sospesa, sarà anche difficile trovargli uno spazio. (Intendiamoci: ci sarebbero problemi più importanti in città, ma anche l’occhio e lo spirito vogliono la loro parte).
Per Natale c’è tempo: mancano quindici giorni alla vigilia, e a portare un albero in piazza riuscirebbe anche l’amministrazione comunale di Calcutta, o di Baghdad. Tuttavia, secondo la tradizione, l’8 dicembre sarebbe il giorno classico per “fare” l’albero, magari in famiglia, insieme ai pargoli, oppure – per quanto riguarda le faccende pubbliche – per illuminarlo. L’altro giorno è toccato a Papa Francesco, per fare un esempio definitivo, ad accendere l’albero più grande del mondo (quello di Gubbio, che è virtuale perché disegnato su una collina), schiacciando semplicemente un pulsante sull’Ipad. Ma nelle ultime ore in tante case, in tante piazze, si è ripetuto questo rito secolare: spine attaccante, interruttori pigiati e via, sia fatta la luce. Da spegnere poi rigorosamente dopo il 6 gennaio, passata l’Epifania. E certo, c’è pure qualche malato di mente che acchitta l’albero ad inizio novembre e lo smonta appena prima della primavera, ma questo è un altro discorso.
Lo scorso anno, per dovere di cronaca, l’albero fu acceso ufficialmente oggi, il 9 dicembre, anche se era stato posizionato già da qualche giorno, con la prova generale fatta già il giorno precedente. L’assessore – sempre per la cronaca – era Giacomo Barelli. E a Santo Stefano l’albero subì anche un sabottaggio da parte dei vandali, che ne spensero le luci. E’ destino che gli alberi di Natale, da queste parti, non abbiano troppa fortuna: bisognerà spiegarlo a quella bambina delusa.