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Provincia fantasma. Pure sulla sanità

Il commissario straordinario dell'Asl Luigi Macchitella

Il commissario straordinario dell’Asl Luigi Macchitella

Passaggio a vuoto. La seduta del Consiglio provinciale sulla sanità salta per mancanza del numero legale. E stavolta non per colpa del centrodestra (che pure in passato aveva spesso e ripetutamente dato prova di scarsa coesione e affidabilità) ma per l’assenza in massa degli esponenti del centrosinistra. E’ vero, deve essere la maggioranza a garantire l’agibilità dell’assemblea, ma non s’è potuto raggiungere la fatidica quota 15 per l’assenza di 3 consiglieri (i forzitalioti Galli e Meraviglia e il fratello d’Italia Mantuano), tutti bloccati dai rispettivi e inderogabili impegni professionali.

Primo appello poco dopo le 15, secondo appello alle 15,45: entrambi vanno a vuoto e tutti se ne tornano alle occupazioni personali. Il fatto è che in discussione c’era (oltre il Piano dell’Arcionello per il quale comunque era prevista una semplice presa d’atto) il provvedimento aziendale recentemente presentato dal commissario Asl Macchitella. Siccome a pensar male si fa peccato, ma spesso si indovina non ci si può non interrogare sull’assenza dell’assenza del centrosinistra. Possibile che tutti e contemporaneamente avessero impegni pressanti e urgentissimi? Difficile da credere. Più facile, oltre che lecito, pensare che i consiglieri di centrosinistra non se la siano sentita di andare in aula a difendere un provvedimento che non condividono e che invece in qualche modo avrebbero dovuto sostenere, visto che è stato emanato da un alto dirigente nominato dal capo della Regione Lazio. Cioè il presidente Zingaretti. Cioè il Montalbano della Pisana. Cioè uno dei capi indiscussi del centrosinistra laziale e dunque anche viterbese.

Insomma, meglio far finta di niente e assentarsi che sedere sugli scranni di Palazzo Gentili, paragonabili nella circostanza specifica a bracieri di carboni ardenti. Per carità, è metodo usuale che non scandalizza nessuno. Certo vien da chiedersi che succederà quando l’ordine del giorno verrà ripresentato: anche in quella sede tutti avranno qualcosa di urgentissimo da fare? Oppure si deciderà di far saltare nuovamente la seduta in attesa che la Provincia a scadenza naturale (primavera 2015) cessi ufficialmente le sue funzioni? Non è importante saperlo: piuttosto non si può non far presente che, in questo modo, il distacco tra Palazzo e cittadini aumenta considerevolmente. E chi se ne lamenta, piange solo lacrime di coccodrillo.

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