Sei mesi di lavoro all’orto botanico e, alla fine, un attestato di giardinieri. E’ l’estrema sintesi della convenzione firmata da Università della Tuscia, Provincia e Casa circondariale per permettere a detenuti di porre i presupposti per un più semplice reinserimento nella società dopo aver scontato la pena. A presentare l’iniziativa il rettore Alessandro Ruggeri, il presidente della Provincia Marcello Meroi e la direttrice del carcere di Mammagialla Teresa Mascolo che sottolinea ‘’la felice sinergia tra Istituzioni e la valenza di un progetto che dà valore aggiunto alle giornate dei detenuti, con la possibilità di rendere più agevole il ritorno nel mondo libero. Senza dimenticare il compenso di 400 euro al mese, una cifra che soprattutto per gli stranieri è tutt’altro che disprezzabile”. In pratica, la convenzione permette attraverso l’utilizzazione di fondi messi a disposizione da Palazzo Gentili la formazione di due detenuti che per 6 mesi ogni giorno lavorano nell’orto botanico dell’ateneo viterbese. Al termine otterranno l’attestazione di giardiniere e “soprattutto – aggiunge la funzionaria dei servizi sociali Teresa Mariotti – avranno immagazzinato competenze spendibili sul mercato’’. Al momento ad usufruire del voucher formativo sono due detenuti stranieri di 45 e 30 anni (uno rumeno, l’altro albanese) che vengono seguiti dai tutor Giorgio Chioccia (‘’Esperienza al di là di ogni aspettativa: abbiamo acceso nel loro cuore una fiammella di speranza’’) e la professoressa Monica Fonck che è anche curatrice dell’orto botanico: ‘’Due tirocinanti molto motivati che si occupano della manutenzione ordinaria e straordinaria. Si comincia dalla semplice potatura per passare poi alla gestione della serra. Il nostro auspicio è che la platea dei soggetti interessati possa allargarsi in futuro’’.
“L’accordo stipulato fra 3 enti rappresenta – interviene il rettore Alessandro Ruggeri – la sintesi di una perfetta collaborazione. L’orto botanico, attualmente diretto dalla dottoressa Laura Zucconi, è importantissimo per il nostro ateneo e ha vissuto momenti di sofferenza che ora pensiamo di aver superato attraverso un percorso di straordinario valore sociale”. “Peraltro – aggiunge la direttrice generale dell’università Alessandra Moscatelli – proprio per favorire il reinserimento dei detenuti abbiamo da tempo perfezionato strumenti che possano facilitare gli studi, per esempio consentendo di non pagare le tasse del primo anno a chi decide di iscriversi all’università e di permettere facilitazioni anche a chi vive la vita in carcere sotto regimi particolari. Ogni anno viene indetta la selezione per braccianti agricoli da inserire nell’orto botanico: i nuovi giardinieri con le competenze acquisite potranno parteciparvi’’. “Gli unici requisiti richiesti – chiosa ancora Teresa Mariotti – sono stati l’affidabilità e l’attitudine. Le richieste di informazione e anche di partecipazione da parte di altri detenuti sono numerose. Contiamo di poterle soddisfare”.
“Il perché della partecipazione – conclude il presidente della Provincia Marcello Meroi – sta nell’attenzione al territorio che da sempre caratterizza il nostro impegno. E’ un bel progetto di sensibilità sociale che consente di pensare al carcere non solo come momento di espiazione ma soprattutto come base per il reinserimento futuro’’.
Il primo step è di 6 mesi: al termine l’obiettivo comune è di proseguire sulla medesima strada e di consentire ad altri detenuti di partecipare al percorso formativo.