16112024Headline:

La festa, appena cominciata, è già finita

Nicola Savino

Nicola Savino

Delusione. Crescente e palpabile. Un sentimento che si coglie anche tra quelli che contribuirono a chiudere il ventennio del centrodestra a Palazzo dei Priori. Si può affermare senza correre il rischio di essere accusati di disfattismo, oltre che accumulare anatemi e scomuniche, che la scelta del sindaco Michelini di lasciare immutata la squadra della Giunta comunale e di procedere alla nomina del nono assessore, oltre che ad un leggero rimescolamento delle deleghe, è di basso profilo e inadeguata? I mugugni e i mal di pancia provengono non solo dall’opposizione (è fisiologico) ma anche dalla stessa maggioranza. C’era chi puntava ad accaparrarsi una poltrona assessorile; altri che speravano in un cambio di passo che potesse in qualche modo essere una base valida in proiezione 2018; altri ancora che, in nome di quella collegialità finora mancata proprio in virtù dei comportamenti degli assessori uscenti e tutti riconfermati, chiedevano un repulisti profondo. “Chi ha fatto danni con la pala vada a casa” si sentiva dire a Palazzo dei Priori. E se ne sono sentite e dette anche di peggio in questi giorni. Alla resa dei conti dal cilindro micheliniano è spuntato un altro assessore senza spese aggiuntive (e ci mancherebbe altro…) per le casse comunali e lo scambio di deleghe tra Ricci e la Saraconi (che all’ultimo Consiglio comunale chissà perché s’è guardata bene dal farsi vedere: certo avrà avuto da fare…).

Insomma quel sentimento di delusione che serpeggiava in città dopo 18 mesi di centrosinistra, si sta rapidamente trasformando in scoramento, rassegnazione e talvolta rabbia. Inutile ricordare i tanti, troppi comportamenti ondivaghi della maggioranza: dalla clamorosa rottura con i Facchini alla pessima gestione della differenziata; dalle commissioni disertate alle assenze (più o meno) strategiche in Consiglio. E poi promesse non mantenute, marce indietro, litigi, distinguo, prese di posizione, contraddizioni, persino qualche scontro quasi fisico…  Uno spettacolo di cui si farebbe volentieri a meno. La maggioranza uscita dalle urne, costruita a tavolino sottraendo uomini e voti al centrodestra, alla prova amministrativa ha mostrato una sostanziale incapacità. E non è certo con lo shakeraggio delle deleghe e l’arrivo di un docente universitario che si potrà ridare slancio e linfa nuova al governo di Viterbo. Per carità, il professor Vannini andrà valutato sui fatti concreti, ma la sua nomina sta ancora provocando mal di pancia continui. Taborri (Ncd) è ancora in maggioranza ma con le mani liberissime: se non è fuori, ci manca poco. Oltre le  mura  (la lista del sindaco) di fatto si è sciolta come neve al sole; ancora non si sa come si chiuderà la vicenda dei consiglieri Moltoni e Tofani. E il Pd? I due principali referenti politici (i segretari provinciale e cittadino, Egidi e Calcagnini) tacciono. Sarà perché non condividono una virgola di ciò che il sindaco ha deciso? A pensar male con tutto quel che ne consegue… Buona domenica.

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