Che uno vorrebbe partire dallo strepitoso show dei Clown di Fellini. Dalla squisita gara di dolci. Dai due preziosissimi spettacoli teatrali, uno integrato e l’altro nella Lingua italiana dei segni. Ma dinnanzi a certi numeri, altro non si può fare che attaccare facendo impazzire pure il pallottoliere. Quindi, carta e penna, ecco quanto è successo in tre giorni (due e mezzo) di festeggiamenti. Ah, naturalmente si sta parlando di “Babbo Natale a Viterbo, un dono per la solidarietà”, maratonina di beneficenza promossa dalla Consulta comunale del volontariato.
Bene. Cento le associazioni che hanno partecipato. Piuttosto, il registro è ancora aperto, per chi si volesse inserire. Che nel solo ultimo anno si è fatta cifra tonda partendo da manco sessanta. Duemila e poco più invece le foto scattate con Santo Nicola, roba da far impallidire tutti quei pupazzi da reality che te li trovi sul trono in discoteca. Settecento poi, le capocce contate solo la prima sera. Seimila però quelle totali. Si, 6000 (che così rende meglio). Un esercito pacifico che ha dato anche qualche grattacapo. Sabato, per dirne una, Leo sindaco Michelini ha dovuto far chiudere Porta Romana al traffico. Manco al tempo dei Lanzichenecchi. Più di duecento inoltre i passeggini avvistati, poi dice che a Viterbo non si fanno figli. E neanche 20mila euro i soldi spesi. Per una manifestazione che, se non si reggesse in piedi da sola, costerebbe almeno quattro volte tanto.
“Continuiamo a guardare le foto – dice il consigliere Marco Ciorba, padre della Consulta – Siamo sbalorditi. Incredibile. Basti pensare che sono finiti i tagliandini natalizi sui quali si applicavano le foto. Dire che siamo soddisfatti è poco”. E poi c’è la cifra che fa godere tutti. Destra, sinistra, centro, amici di questo e nemici di quello. Il dato non è ancora preciso, perché ci vorranno quattro commercialisti per il totale. Ma tra generi alimentari e vestiti (e tra capoluogo e frazioni) si è arrivati ad una muraglia di roba. “Che solo dentro l’ex tribunale gli scatoloni toccano il soffitto – prosegue Ciorba – mi preoccupa solo pensare a come riusciremo a portarli via…”. La soluzione si trova, sicuro. Anche perché in mezzo a tanto ci sta pure una quintalata di giocattoli. Donati dai bimbi ai bimbi meno fortunati. Oltre che sciarpe, cappotti, prosciutti, mozzarelle, pasta e chi più ne ha più ne metta, che saranno equamente divisi tra associazioni stesse e Caritas.
“Grazie ai presidenti – chiude Ciorba – ai volontari, alle parrocchie e ai comitati. Questo è il vero spirito natalizio. Un filo ha collegato Viterbo alle frazioni. Un filo tessuto di solidarietà. E un grazie speciale, infine, agli elfi del volontariato. I ragazzi speciali di Juppiter, che come sempre ci hanno messo la faccia, in prima linea”.
La lezione è servita. La città ha risposta. Buone feste.
I seimila piccoli aiutanti di Babbo Natale
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