17112024Headline:

Fabrica vuole diventare capitale della boxe

Un potente destro di Di Luisa nel match del 20 dicembre scorso

Un potente destro di Di Luisa nel match del 20 dicembre scorso

Una cittadella della boxe nel cuore della Tuscia. Un luogo dove organizzare stabilmente le riunioni, di carattere nazionale ma anche internazionale. Accogliente, comoda, magari con accordi reciproci di valorizzazione dell’immagine e delle specialità del territorio (in questo caso: gastronomia, nocciolicultura e ceramica).

L’idea è interessante, ed già stata sottoposta ad una prima prova generale, il 20 dicembre scorso, in occasione della conquista del titolo dell’Unione europea dei pesi supermedi da parte di Andrea Di Luisa. Ma quella volta, oltre al match europeo contro il piemontese Roberto Cocco, sul ring del palazzetto dello sport di Fabrica di Roma è salito il meglio del pugilato italiano e non solo, raccolto dagli organizzatori della Opi2000 (i migliori d’Italia) della famiglia Cherchi. E il giorno precedente, durante la presentazione della riunione, era stato proprio il sindaco di Fabrica Mario Scarnati (un personaggio d’altri tempi, ex manager, a metà tra un David Niven e un professor Sassaroli di Amici Miei) a lanciare l’idea. “Vogliamo far diventare Fabrica la capitale della boxe nella Tuscia”, disse. E non fu una considerazione peregrina.

Il pubblico a bordo ring a Fabrica di Roma

Il pubblico a bordo ring a Fabrica di Roma

Innanzitutto va detto che l’accordo con Opi2000 per ospitare il match non ha comportato spese per il Comune fabrichese, cosa che – in tempi di tagli e di casse pubbliche vuote – è già una buona notizia. “Tutto quello che vi serve, tranne i soldi”, ha sottolineato Scarnati. E a livello logistico e organizzativo l’efficienza di Fabrica di Roma, della famiglia Cherchi e del viterbese Carlo Gobbino (preziosissimo nel definire ogni dettaglio, lui che la nobile arte del pugilato la respira in famiglia sin da quand’era bambino) si è vista sul campo. Il palazzetto è perfettio per la boxe: raccolto, abbastanza capiente, con ampi parcheggi. La Croce Rossa, la Protezione civile e le forze dell’ordine hanno fatto il resto, anche se poi gran parte del merito è stato dei pugili sul ring, di Di Luisa e Larghetti, di Blandamura e Boschiero.

Fabrica di Roma, in cambio, ha ricevuto un’importante visibilità. Non solo grazie alle decine di addetti ai lavori (allenatori, manager, giornalisti, dirigenti federali) arrivati al palazzetto. Ma soprattutto per la trasmissione dell’incontro su Italia Uno, lo stesso sabato sera in leggera differita. Un ritorno d’immagine per la cittadina (e magari in futuro per le aziende che vorranno farsi pubblicità) da non sottovalutare.

E insomma, chissà che la prossima difesa del titolo Ue da parte di Di Luisa (un pugile che quando sente aria di casa dà il meglio di sé) non si possa ancora tenere al palazzetto di questo centro alle pendici dei Monti Cimini e ai limiti dell’Agro falisco. Così come le prossime riunioni che veranno organizzate. Una soluzione intelligente, laddove città più grandi (e spesso presuntuose) come Viterbo si sono lasciate scappare spesso e volentieri l’opportunità. Peggio per loro, meglio per Fabrica, e per gli appassionati di boxe della Tuscia. E non solo.

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