Finalmente un’occasione da non perdere: affermare l’autonomia comunale.
Gli emendamenti Anci alla legge di stabilità sono stati presentati e in particolare quelli che riguardano i comuni con meno di cinquemila abitanti: sull’associazionismo obbligatorio e dissennato delle funzioni; la trasformazione delle comunità montane in unioni di comuni sia che funzionino o meno; l’intervento delle prefetture nei casi d’inadempienza, di giolittiana memoria; i risparmi da conseguire ope legis, dopo venti anni di tagli e vessazioni, tra cui l’ultima gravissima dell’Imu agricola che comporta tagli preventivi ai trasferimenti statali su calcoli presuntivi assolutamente superficiali e capziosi.
Un sistema dirigista e centralista che l’Anci rifiuta affidandone la risposta all’autonomia responsabile dei comuni con una serie di emendamenti che tolgono ogni obbligatorietà e imposizioni tra l’altro incostituzionali; che incentivano ogni forma di associazione ed integrazione municipale e soprattutto mettendo in evidenza che da qualche altra parte (non nel comparto comunale che rappresenta l’1,7% della spesa pubblica) vanno immessi provvedimenti di taglio e risparmio e che per i piccoli Comuni si provveda ad un ordinamento specifico, come in Francia ed in altri stati europei.
Tutto ciò comporta una immediata mobilitazione; intanto ciascun sindaco se ha un parlamentare di riferimento lo sensibilizzi su queste problematiche a sostegno degli emendamenti Anci; si prepari a mobilitazioni e manifestazioni regionali e nazionali; non lasci cadere una occasione straordinaria di modifica alla legge di stabilità ed alla legge n°56/14, che può diventare parte essenziale del riformismo in atto interessando circa seimila comuni Italiani.