Arriva con un pulmino bianco, manco fosse in gita. Scende con difficoltà, maglione verde e sigaro Garibaldi al seguito. Entra e saluta, lo applaudono di cuore. La prima volta di Umberto Bossi – il senatur, il vecchio leone che creò, alimentò, rese grande la Lega Nord – a Viterbo è una situazione strana. Ristorante A Casa, posto accogliente in fondo al Poggino, al Rinaldone, le nove di sera passate.
Eccoli: lui, l’Umberto, col capogruppo al Senato Gianmarco Centinaio e il vice Sergio Divina, arrivano qui, dove una volta era tutta Roma ladrona. Lo accolgono i vertici di Lega federalista, a partire da Umberto Fusco (uno che al disegno Lega ha creduto da tempi non sospetti ed oggi in corsa per coordinare l’intero Lazio leghista) e Maurizio Pinna. Ospiti per un saluto volante, l’ex sindaco Giulio Marini (che di Bossi fu collega senatore) e l’ex vicesindaco Enrico Contardo. E tanti militanti: da Viterbo, da Orte, da Nepi e Ronciglione e Acquapendente e persino da Nettuno e Civitavecchia. Assenti: quelli di Patriae (o come si scrive) l’altra anima leghista della città, seppur più giovane, e anche gli alleati di Casapound.
Mentre sullo schermo scorrono le immagini della grande manifestazione leghista dello scorso autunno a Milano, Fusco introduce: “Diamo il benvenuto al nostro fondatore, in una terra che sta macinando consensi per la Lega e che alle ultime europee ha fatto meglio anche dell’Umbria”. Poi tocca a lui, al Bossi, che al netto delle note vicissitudini cliniche mostra ancora la stoffa dei bei tempi. Attacca lo Stato: “Che non paga i contributi ai dipendenti e mette in galera gli imprenditori privati che fanno la stessa cosa”. Renzi: “Che vuole costringere le aziende a liquidare i Tfr soltanto per incassare più tasse e mettere in ginocchio le aziende stesse, che non hanno la liquidità”. Il presidente Napolitano: “Io io avevo fatto il federalismo fiscale, lui l’ha bloccato”. E naturalmente Prodi, il candidato in pectore (molto in pectore) al Colle: “Prodi? Per l’amor di dio – dice Bossi tra un uragano d’applausi – Ha già fatto troppi danni”.
Il magnetismo del personaggio non si discute, e neppure il fascino. Specie quando conclude interpretando il pensiero, la linea e la pancia della Lega versione 2.0: “Siamo qui per fare assieme una battaglia. Se volete fare la battaglia con noi, benvenuti”. E alla fine che un settantenne, coperto di gloria e al calduccio dei privilegi parlamentari, si sia fatto un’ora e mezzo di pulmino (c’era traffico sul raccordo), non può che suscitare ammirazione per la politica di una volta, quella fatta sul territorio.
Parlano Centinaio e Divina, parla anche il coordinatore provinciale Maurizio Pinna (che insiste giustamente sulle chiusure della Polfer e del nucleo sommozzatori dei vigili del fuoco) e poi si va mangiare, col senatur, il capogruppo e il vice seduti insieme a Fusco. Sigaro acceso, sguardo curioso da vecchio leone.
il partito dei beceri