Lo hanno sorvolato speranze alate e promesse a reazione. Ha fatto atterrare – accogliendole in comodi hangar – delusioni pesanti come un macigno. E oggi l’aeroporto di Viterbo, mai nato, continua a registrare traffico sopra i suoi cieli altissimi e infidi. Perché lassù, adesso, volano i fantasmi. E’ l’ex sindaco Giulio Marini ad evocarli, ma non in una seduta spiritica, bensì nell’aula del consiglio comunale. E decidete voi quale situazione sia più inquietante.
Già, Giulio Marini. Che da primo cittadino prima si trovò a cavalcare quell’ipotesi così seducente (far diventare cioè il piccolo scalo viterbese il terzo aeroporto di Roma, base di compagnie low cost, volano per l’economia, deus ex machina dei problemi infrastrutturali dell’amena Tuscia), poi la vide quasi concretizzarsi (con la firma benedizione dei ministri Di Pietro e Bianchi) e infine dovette ingoiare il boccone amarissimo della rinuncia.
“Ventuno dicembre del 2012 – ricorda oggi con un pizzico di malinconia – il presidente del Consiglio Mario Monti e il ministro dei Trasporti Corrado Passera firmano il decreto che cancella i 300 milioni di euro destinati al progetto e li ridistribuisce sull’ampliamento e il potenziamento di Fiumicino”. Il famoso – famigerato, per quei viterbesi che ci credevano – Piano nazionale degli aeroporti. E buonanotte ai so(g)natori.
Ma Marini non si arrende, e come sindaco fa ricorso al Tar, preparato dallo studio legale Brugnoletti, per opporsi a questa decisione: “Tutto nei termini previsti, tutto secondo legge. Chiedevo spiegazioni sul perché il presidente del Consiglio avesse cancellato con una firma ben due passaggi parlamentari, alla Camera e al Senato, che invece avevano avallato il progetto. Ma oggi sono passati due anni esatti, e il Tribunale amministrativo regionale ancora non ha discusso il nostro ricorso – dice – E mi domando perché?”
Marini non entra nel merito della scelta di Monti, non scade cioè nella polemica “a loro sì a noi no” che potrebbe puzzare di provincialismo bigotto. “Se quei soldi li hanno messi su Fiumicino ci sarà una qualche ragione strategica che non mi permetto di discutere, e non mi interessa. Però vorrei sapere perché i giudici debbano impiegare due anni e oltre soltanto per discutere il ricorso, rinviato a data da destinarsi. Credo che un’amministrazione abbia il diritto di saperlo, a prescindere da quale colore politico si porti: è una questione di rispetto, vogliamo sapere perché, ecco tutto. E mi auguro che chi governa oggi a Palazzo dei priori voglia insistere in questa ricerca della giustizia”.
E il sospetto, e i fantasmi: “All’epoca si parlò di pressioni da parte di alcune lobby che avevano interesse a far crescere Fiumicino – azzarda l’ex sindaco – Non vorrei che questo temporeggiamento, possa essere funzionale proprio a quelle lobby che allora ci tolsero l’aeroporto”. Insomma, sarebbe interessante sapere chi ha ammazzato il sogno viterbese di volare, e magari chi fosse il mandante. Saperlo, meglio tardi che mai.