Il Consorzio biblioteche non chiude, lotta. Nonostante dal primo gennaio verranno a mancare i contributi della provincia, che ne è azionista ma che pure sarà ristrutturata dalla riforma Delrio. E senza quei soldi la vita è dura, “perché i fondi del Comune bastano appena per pagare gli stipendi dei dipendenti – sottolinea il commissario straordinario del Consorzio, Paolo Pelliccia, in un’accorata ma battagliera conferenza stampa – Per il resto, le utenze, i servizi, l’attività in generale, non ci sarà più copertura”
La causa è nella riforma, certo, che toglie agli enti provinciali la delega alla cultura. “Una decisione che viene dall’alto, certo – dice Pelliccia –, che non possiamo fermare e che pure avevamo messo in conto. Mi stavo attivando per sostituire la Provincia nella governance del consorzio, o comunque per trovare un’alternativa, ma non pensavo che i tempi subissero questa accelerata. E mi domando se non si potesse aspettare fino a marzo”. Quando in effetti il ruolo di palazzo Gentili così com’è oggi cambierà secondo i criteri previsti.
Pelliccia rivendica con orgoglio il ruolo della biblioteca: “Una vera biblioteca sociale, con collaborazioni e rapporti con la Asl, per i disabili, con l’Università, con le iniziative per i bambini e l’ultima sfida in ordine di tempo, quella di riorganizzare la biblioteca comunale. Così questo ruolo verrà a cessare, ma non voglio fare polemiche così come non le ho fatte quando ho accettato l’incarico. Di sicuro farò di tutto affinché questa realtà non chiuda”.
Le soluzioni? Pelliccia pensa alla Regione (“Mi auguro che faccia la sua parte”), cita l’ufficio che ha il compito di individuare tutte le iniziative positive delle ex Province e cercare di salvarle, e alla fine si rivolge al presidente Nicola Zingaretti, “l’unico che può fare qualcosa, e al quale ho già un progetto da sottoporre”. E poi naturalmente ci sarebbero i privati, che proprio sotto la gestione Pelliccia hanno svolto con le loro donazioni un ruolo importante per la biblioteca e che potrebbero essere di nuovo chiamati in causa per un appoggio ancora più vitale: “Ma il nostro non è un sistema aperto alla filantropia come quello anglossassone – dice il commissario – perché i potenziali donatori diffidano della politica e temono che i soldi elargiti possano essere usati per altri fini rispetto a quelli squisitamente culturali. In ogni caso, stiamo pensando anche ad un’iniziativa di crowdfunding, con un’apposita piattaforma web, anche se tutte queste idee, i progetti, hanno bisogno di un coordinamento per funzionare”.
Intanto, dal primo gennaio la biblioteca sarà aperta, business as usual, e andrà avanti in attesa degli eventi: “Ma se dovessimo essere costretti a chiudere, in una città che si candida a capitale italiana della cultura ma che non ha un cinema o una libreria degni di questo nome, sarebbe davvero uno scandalo”, conclude Pelliccia.