Semmai ce ne fosse stato bisogno (e no che non c’era) la Tuscia ha riabbracciato il suo campione, Andrea Di Luisa. Semmai ce ne fosse bisogno (e forse sì, ce n’era) la provincia bella ha scoperto Fabrtica di Roma, una piccola et accogliente et sorprendente capitale della boxe. Semmai ce ne fosse bisogno (e in questi tempi di crisi e depresione, sì, c’è bisogno) i quattrocento spettatori paganti e il centinaio di imbucati hanno vissuto una spettacolare serata di sport e di divertimento. Perciò, per togliersi subito il pensiero, onore al Comune di Fabrica – con quel sindaco Scarnati che sembra un attore hollywoodiano, tipo David Niven – e agli organizzatori Opi2000, Pro Boxe e Carlo Gobbino in loco: bravi, bravi e bravi. Senza dimenticare il parterre regale, con i tre campioni europei che attualmente esprime il pugilato italiano (Di Rocco, Gianluca Branco e Marsili), la rockstar Federico Zampaglione, e diverse belle figliole con e senza perizoma.
Ma senza Andrea, senza il Di Luisa che torna a vincere e ad accumulare cinture (ora da campione dell’Unione europea dei pesi supermedi, dopo quella di campione italiano, conquistata il 27 settembre scorso senza neanche combattere dopo il clamoroso rifiuto di Velardo), non ci sarebbe stato nulla di cui parlare, per cui esultare.
Col tempo, il pugile napoletan viterbese non è più l’animale degli esordi, quando sbranava qualsiasi avversario nel giro di un paio di round al massimo. No, Andrea è diventato più maturo, più accorto, ancora più tecnico: picchia sempre duro, per carità, ma ha imparato ad incassare, ad aspettare, a soffrire. Perciò quello col piemontese Cocco – dal canto suo pure cresciuto dalla smusata rimediata nel 2010 dallo stesso Di Luisa, che lo stese dopo appena 41 secondi – è stato un incontro di alto livello. Avvincente, equilibrato almeno nelle prime frazioni, fatto di rapidi rovesciamenti di fronte e interpretato con grande generosità da entrambi.
Primo round scintillante, Di Luisa affonda col sinistro, Cocco scivola e si rialza. Secondo ancora meglio, con un paio di colpi del padrone di casa che vanno a segno e l’arbitro che ha il suo bel da fare per smorzare i bollori da entrambi le parti, con tanto di ammonizione per Cocco. Terza ripresa stellare: Di Luisa piazza un gancio al volto del piemontese, poi si scartena la bagarre, e così anche nella quarta, tra sangue e sudore. Nella quìnta, poi, saltano tutti gli schemi, come direbbe Arrigo Sacchi, e la stanchezza cominicia a fare la differenza. Nel nono round un gancio impressionante di Di Luisa fa barcollare il Cocco e mette su l’acqua per la pasta, anche perché il piemontese si ritrova con un vistoso taglio al volto, e perde molto sangue. L’incontro sarebbe dovuto finire già da un pezzo, e invece il medico aspetta altre due riprese per sospendere l’incontro: vince Di Luisa, e meritatamente, per ko tecnico all’inizio dell’undicesima ripresa. Applausi e ovazioni in piedi.
“Forse l’avrei potuta chiudere anche prima – dice Di Luisa alla fine – ma va bene così, anche perché avevo delle scarpe troppo scivolose. Sono soddisfatto, è stato un bel match ma già penso al prossimo, che sia una difesa europea o un’altra opportunità ancora più importante”.
Prima c’erano stati gli incontri di contorno (si fa per dire, vista l’eccelsa qualità), col modavo Gurau che si è imposto sul serbo Ravjic ai punti. E il massimo leggero Mirko Larghetti che liquida alla terza ripresa, per ko tecnico e con grandissimo stile, l’ungherese Peter Hegyes. Per i superpiuma, il veneto Devis Boschiero, dopo appena due minuti e mezzo si beve, pure lui per ko tecnico, l’honduregno Jorge Luis Mungia. E Emanuele Blandamura, dopo un incontro altamente spettacolare, ha regolato il francese Matieuze Royer ai punti (pesi medi).