“La riapertura della ferrovia Civitavecchia Capranica Orte rappresenta una concreta soluzione per rendere più competitive le acciaierie di Terni”. Torna alla carica il coordinamento dei comitati per la ferrovia, alla luce di quanto sta avvenendo nella vicina Umbria, dove oltre 200 operai della Tissenkrupp rischiano la mobilità in base al nuovo piano industriale che l’azienda tedesca sta mettendo a punto.
Il coordinamento dei comitati per la riapertura della ferrovia Orte-Capranica-Civitavecchia sta insistendo nel proporre al Governo, alle Regioni Umbria e Lazio, ai sindacati e a tutte le forze politiche il ripristino della linea, convinto della sua necessità soprattutto per il capoluogo umbro e per la sua industria.
“La ferrovia – si dice in una nota – è stata attivata nel 1928 proprio per collegare al mar Tirreno le acciaierie. Molti i finanziamenti e i soldi spesi per la riapertura. Nel 2011 è stato presentato un progetto di riattivazione redatto da Italferr con finanziamenti provenienti da Unione Europea, Regione Lazio, Interporto Centro Italia di Orte e Porto di Civitavecchia ed è stata effettuata la Conferenza dei servizi”.
“La riapertura della ferrovia Civitavecchia Capranica Orte – prosegue la nota – rappresenta una concreta soluzione per le acciaierie di Terni rendendo più economico il trasporto delle materie prime, una volta collegata con il porto di Civitavecchia e l’interporto di Orte. Gli attuali costi della logistica sono uno dei nodi cruciali irrisolti che stanno costringendo la proprietà ad chiudere e produrre altrove. La ferrovia costituisce una grande opportunità per la Tuscia, per l’Umbria e farebbe delle acciaierie di Terni un porto sul Mar Tirreno”.
L’idea, tutto sommato, non sembra peregrina. Ma qualcuno ascolterà il coordinamento dei comitati?