“Bramante nella patria di Egidio da Viterbo”: domani mattina alle ore 11, il Museo Nazionale Etrusco di Viterbo presso la Rocca Albornoz ospiterà la presentazione del progetto di restauro delle monumentali Scuderie realizzate a servizio della stessa Rocca, nella riconfigurazione dell’edificio operata da Bramante come residenza del papa Giulio II. Dopo gli interventi introduttivi di Valeria D’Atri (direttore del Museo Nazionale Etrusco), Leonardo Michelini (sindaco di Viterbo) e Antonio Rocca (direttore artistico dell’associazione Egidio 17), la parola passerà a Enzo Bentivoglio, in merito ai rapporti intercorsi tra il cardinale Egidio da Viterbo con Giulio II e Bramante, e Simonetta Valtieri, riguardo le fasi che hanno portato alla realizzazione del progetto di restauro delle monumentali Scuderie.
Il progetto prevede la riconfigurazione dello spazio interno delle Scuderie, coperte a volte a crociera su colonne, per la profondità di 7 campate nella zona Sud e la ricostruzione di una porzione del piano superiore, utilizzando la notevole quantità di materiale lapideo derivato dai crolli, per documentare l’altezza e la configurazione dell’edificio bramantesco e avere ulteriori spazi utilizzabili. La zona Nord rimarrà scoperta, come un sito archeologico, consentendo però di percepire dall’interno la profondità complessiva dell’edificio originario lungo 63 metri, ricollocando in sito tutte le sue 24 colonne monolitiche di peperino alte quasi 5 metri, preliminarmente ricomposte tramite anastilosi.
La realizzazione del restauro restituirà a Viterbo un importante edificio bramantesco colpito dai bombardamenti del 1944 e rimasto in stato di abbandono fino al 2012, destinando le Scuderie ad attività in ambito artistico e culturale, con il coinvolgimento di associazioni giovanili del territorio, operanti in questo settore. L’occasione vuole anche essere un contributo alle celebrazioni in corso dei 500 anni dalla scomparsa di Bramante (1514), con la riscoperta di un’opera sconosciuta da valorizzare, che nel Settecento veniva considerata “la stalla, che vien ammirata da tutte le nazioni Straniere e considerata per la più bella d’Italia”, secondo quanto si legge in una relazione inviata al papa Clemente XI Albani nel 1703.
Nel contempo questo evento ha voluto collegarsi alle attività inaugurate quest’anno dall’associazione Egidio 17, impegnata a rivalutare l’aspetto rinascimentale della città di Viterbo, in previsione delle celebrazioni relative a Lutero previste nel 2017. Si può anche riscontrare un ulteriore collegamento: l’intervento di Bramante nella Rocca Albornoz di Viterbo per Giulio II degli inizi del Cinquecento è contemporaneo e vede artefici gli stessi due personaggi avviare la costruzione nella nuova Basilica di San Pietro a Roma, i cui costi condurranno il papa successivo Leone X alla vendita delle indulgenze e alla conseguente ribellione di Martin Lutero.