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Quindici i viterbesi a cena con Matteo

cena renzi

Mille euro per mangiare, manco da Chez Maxim. Mille euro per finanziare il Pd, roba da autolesionisti puri. Mille euro per ascoltare Matteo, che non è un cantante. C’era anche una quindicina di viterbesi, venerdì sera a Roma, per la seconda cena di finanziamento del Partito democratico, il metodo – vagamente americano – scelto dalla nuova gestione renziana per far quadrare i conti in vista dell’abolizione del finanziamento pubblico.

Settecento persone, nella sala delle Fontane all’Eur (e fanno settecentomila euro, sommati ad altrettanti racimolati dalla prima cena a Milano), con un menù non luculliano, dai canapé di gamberi e zucchine alla scapece, ai ravioli ripieni di cacio e pepe, al filettino. Ma in occasioni del genere mangiare è l’ultimo degli argomenti, e comunque c’è sempre il Mc Donald’s a piazza Sturzo per le emergenze. No, il pubblico pagante era lì per ascoltare Renzi, l’antipasto e insieme il piatto forte della serata, che prima del buon appetito si è esibito in un discorso a trecentosessanta gradi, dalle riforme agli obiettivi del suo Governo e del partito. Direbbe il nichilista: tutta roba che si poteva tranquillamente ascoltare da casa, accendendo la tivvù (o la radio, o internet, o il citofono) a qualsiasi ora del giorno e della notte. E invece no, venerdì contava esserci, magari per tessere trame e fare affari, magari solo per farsi vedere, il famoso status symbol.

E c’erano anche i viterbesi. A partire dall’ex ministro Giuseppe Fioroni, ormai sempre più renziano, che però si è alzato da tavola quando erano ancora le dieci, perché oggi doveva partire per Milano e, si sa, quando si viaggia il sonno è un fattore decisivo. C’erano poi il gotha dell’imprenditoria della Tuscia, tutto sommato gli unici a potersi permettere un conto così salato. E dunque: il presidente di Federlazio Rino Orsolini, i tycoon locali Marco Merlani e Franco Governatori. Insomma, c’era la Viterbo che fattura. Ma anche qualche tranquillo borghese. Unico politico locale, l’assessore comunale alla Cultura Tonino Delli Iaconi, che d’altronde è seduto sulla poltrona di Palazzo dei priori proprio “in quota renziana”.

Racconta uno dei fortunati viterbesi presenti (che non ha pagato, ma che è stato invitato da un ospite pagante): “La cena è stata ottima, il dessert e i vini soprattutto, anche se non valeva certo i mille euro. Piuttosto, ne è valsa la pena per il discorso di Matteo, un’ora di magnetismo puro, e per aver conosciuto il ministro Boschi. Dal vivo è ancora più bella di come appare in televisione… Prima votavo a destra, ma credo che Renzi oggi sia l’unica possibilità che è rimasta all’Italia. E come me la pensavano i miei vicini di tavolo, manager, imprenditori, tutta gente che non viene certo dalla sinistra”,

Per tanti concittadini che c’erano, mancava il senatore Ugo Sposetti, che pure sarebbe del Pd: “Avevo un appuntamento dal dentista”, ha detto Baffo di ferro al Corriere della sera. Meglio togliersi il dente, quando fa male.

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